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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano II trimestre 2017

La copertina riporta la cartina dell'Italia in evidenza rispetto alla mappa dell'europa

SINTESI DEI CONTENUTI

  • Secondo la stima preliminare ENEA nel II trimestre 2017 i consumi di energia primaria sono rimasti sullo stesso livello dell’anno precedente, nonostante che dalle principali variabili guida (PIL, produzione industriale, temperatura, prezzi) sia venuta una lieve spinta alla domanda di energia. Il dato cumulato relativo all’intero primo semestre dell’anno mostra invece una crescita dello 0,6%.
  • In termini di fonti primarie si è registrato un nuovo incremento significativo del gas naturale (+1,2 Mtep, +11% rispetto al II trimestre 2016) e un nuovo calo dei combustibili solidi (-9%) e del petrolio (-1%). Un nuovo calo subiscono anche le fonti energetiche rinnovabili, che scendono di 0,5 Mtep (-7%), trainate dalla forte riduzione della produzione idroelettrica, mentre è tornato alla normalità l’import netto di
  • Nel sistema elettrico gli ultimi dati sembrano indicare l’interruzione della tendenza alla diminuzione della richiesta di energia elettrica che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni, e mostrano qualche timido segnale di ripresa (+1,4% la crescita della domanda nella prima metà dell’anno). Nella generazione elettrica è aumentata ancora la generazione da gas naturale (+5,6 TWh), che ha compensato la ridotta produzione idroelettrica (-2,7 TWh) e l’aumento della richiesta totale (+1,6 TWh), mentre si è esaurita la necessità di rimpiazzare le minori importazioni dalla Francia. È ancora in calo il ricorso al carbone, con un -11% che segue il -11% del I trimestre e il -13% dell’intero 2016, anche per il perdurare degli elevati prezzi del carbone sui mercati internazionali.
  • I consumi finali di energia sono in leggero aumento rispetto al I trimestre 2016, trainati dal settore civile, dove ha forse avuto un ruolo la ripresa economica (+1,4% la crescita del valore aggiunto dei servizi). Sono invece stabili i consumi dei trasporti, pur in presenza di dati sul traffico veicolare che sembrano continuare ad aumentare, e in leggero calo quelli dell’industria, in linea con il leggero calo della produzione di beni intermedi. Complessivamente nell’intero primo semestre dell’anno i consumi finali sono in crescita dell’1,6%, con incrementi sia nel civile sia nell’industria, mentre sono fermi quelli dei trasporti.
  • Le emissioni di CO2 hanno registrato un nuovo aumento (+0,9% rispetto al II trimestre 2016), principalmente nel settore elettrico, spinte dalla forte riduzione della produzione idroelettrica, dunque da un fattore in qualche misura congiunturale, e da una (pur modesta) ripresa della domanda. Si tratta del terzo aumento consecutivo dopo i notevoli incrementi registrati tra fine 2016 (+5%) e inizio 2017 (+2,5%), per quanto anch’essi legati a un fattore che almeno per il breve periodo dovrebbe essere congiunturale (le ridotte importazioni dalla Francia, che nel medio periodo potrebbero però trasformarsi in fattore strutturale, come discusso nel Focus sul tema presente in questo numero dell’Analisi trimestrale). Nell’intero primo semestre dell’anno la crescita delle emissioni è pari al +1,9%, ma restano comunque pressoché assicurati gli obiettivi UE al 2020. È però ora divenuto meno scontato il raggiungimento dell’obiettivo fissato nella SEN 2013 (-15% delle emissioni totali di CO2 rispetto al 2010). Inoltre, il cambiamento della traiettoria di decarbonizzazione avvenuto a partire dal 2015 sembra continuare a rendere progressivamente più problematico il raggiungimento degli obiettivi 2030. A fine 2017 la quota di rinnovabili sui consumi finali potrebbe risultare in frenata per la prima volta dopo molti anni.
  • Dal lato della sicurezza energetica l’indice sintetico risulta in calo (-4% rispetto al trimestre precedente, -7% rispetto al II trimestre 2016), a seguito di un moderato miglioramento degli indici relativi al sistema petrolifero e di peggioramenti significativi degli indici di sicurezza del sistema elettrico e del sistema del gas naturale. Nel sistema petrolifero la situazione italiana resta stabile e piuttosto rassicurante per l’approvvigionamento di greggio, che è altamente diversificato, ma va registrato il nuovo stop della produzione nazionale, dimezzata per il nuovo blocco degli impianti in Val d’Agri. Continua invece la fase positiva del sistema della raffinazione, sia per l’utilizzo degli impianti (+4%) sia per i margini, che sono in miglioramento lieve rispetto al I trimestre dell’anno ma significativo rispetto a un anno fa (3,9 $/bbl contro 2,6), con ulteriori miglioramenti segnalati dai dati provvisori del terzo trimestre. Nel sistema del gas, accanto al forte aumento della domanda grazie a termoelettrico e industria, si registrano variazioni significative anche dal lato dell’offerta, con il raddoppio delle importazioni dal Nord Europa, il forte aumento di quelle dalla Russia, il forte calo per l’Algeria. Complessivamente le importazioni sono aumentate del 9,5% rispetto al II trimestre 2016, e di ben 3,4 miliardi di metri cubi nell’intero primo semestre del 2017 (+10%), in linea con la domanda. Se si proiettano i dati del I semestre all’intero 2017, a fine anno la quota di gas naturale sull’energia primaria potrebbe tornare vicino al massimo storico del 38%, mentre con la costante diminuzione della produzione nazionale la dipendenza dalle importazioni potrebbe superare il 92% (nuovo massimo storico). Il peggioramento più significativo rispetto a un anno fa riguarda comunque lo spread PSV-TTF, che nel II trimestre è rimasto in media a ben 2,5 €/MWh, un dato molto elevato anche per il mercato italiano. Nel sistema elettrico i margini di riserva sono tornati su valori più elevati dopo il superamento della crisi del nucleare francese, ma nel medio periodo resta la possibilità di problemi di adeguatezza in casi estremi. La forte ripresa del ruolo del termoelettrico si è combinata con prezzi sulla borsa elettrica in forte aumento rispetto al 2016, per quanto in discesa rispetto al I trimestre. La redditività degli impianti a gas è invece tornata a peggiorare leggermente, restando peraltro su livelli molto più elevati rispetto a un anno fa: lo spark spread è sceso poco al di sotto dei 10€/MWh (in discesa rispetto ai 15 del trimestre precedente, ma in forte aumento rispetto ai 4,5 del II trimestre 2016). Il rallentamento della crescita delle FRNP ha invece rallentato l’aumento delle necessità di maggiore flessibilità del sistema.
  • I prezzi dell’energia elettrica risultano in aumento per tutte e tre le fasce di consumo analizzate. Nel caso della piccola impresa italiana, dopo il +1,3% del II trimestre, la stima ENEA è di un aumento del 3,7% nel III trimestre. Anche dopo questo aumento il prezzo resta leggermente inferiore a quello del III trimestre 2016 (-1,4%), ma senza che la posizione italiana presenti un sostanziale miglioramento nel confronto con gli altri principali Paesi UE.
  • Il prezzo del gasolio è in leggera discesa rispetto al trimestre precedente (-1%), ma in forte aumento rispetto al II trimestre del 2016 (+8%). La diminuzione congiunturale è inoltre meno marcata che negli altri principali Paesi UE, tanto alla fine del trimestre il prezzo italiano risultava superiore al prezzo registrato in Gran Bretagna, divenendo dunque il più caro dei cinque principali Paesi UE e il più caro dell’intera UE a 28 (al pari della Svezia).
  • I prezzi del gas risultano in aumento nell’insieme del primo semestre 2017 (+9% per le piccole utenze), ma si stima una nuova flessione nel III trimestre 2017, che dovrebbe essere sufficiente a riportare i prezzi sui valori del II semestre 2016. Resta il problema del differenziale positivo di prezzo tra piccole e grandi utenze, che si mantiene elevato, attestandosi intorno all’84%.
  • Le diverse questioni che riguardano il sistema energetico italiano sono sintetizzate dall’indice sintetico della transizione energetica ISPRED elaborato dall’ENEA, che nel II trimestre 2017 presenta un calo del 4% rispetto al trimestre precedente, come conseguenza di un peggioramento in tutte e tre le dimensioni del trilemma energetico. Il calo è particolarmente rimarchevole rispetto al II trimestre del 2016 (-17%), e origina in misura rilevante dall’indicatore sintetico relativo alla decarbonizzazione, che è sceso in un anno da valori di ridotta criticità a valori che si possono considerare di criticità media.

In sostanza, sembra consolidarsi la conclusione che negli ultimi due anni vi è stata una discontinuità nella transizione energetica italiana. L’aumento delle emissioni degli ultimi due anni è legato alla presenza di fattori in parte di natura congiunturale, ma sembrano esserci ragioni strutturali che fanno ritenere che almeno nel breve periodo la tendenza alla decarbonizzazione del sistema sia destinata a rallentare, a meno di novità rilevanti. Per un verso, la fine della recessione e il ritorno a una pur modesta crescita del sistema economico, insieme alla caduta del prezzo del petrolio, hanno interrotto la sequenza di riduzioni della domanda energetica in tutti i settori degli anni 2011-2014. Per un altro verso, la brusca frenata nell’incentivazione delle rinnovabili elettriche ha imposto una parallela frenata alle riduzioni delle emissioni di CO2 del settore elettrico, principale responsabile dei progressi sul fronte della decarbonizzazione dell’intero sistema.
Questa discontinuità ha anche avuto dei risvolti positivi, nella misura in cui ha contribuito a moderare alcune implicazioni problematiche della decarbonizzazione. La frenata degli incentivi alle rinnovabili elettriche ha aiutato a ottenere dei miglioramenti sul fronte dei prezzi dell’energia, mentre la ripresa del ruolo del gas ha avuto effetti positivi sul mercato elettrico e rallentato la crescita delle esigenze di flessibilità del sistema elettrico. Ma la ripresa della domanda di gas degli ultimi due anni, pure aiutata da fattori congiunturali, ha anche fatto di nuovo riemergere alcune fragilità dei sistemi elettrico e gas. Alla frenata sulla decarbonizzazione non sembrano dunque corrispondere miglioramenti sugli altri due fronti del trilemma energetico.

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