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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano anno 2017

La copertina riporta la cartina dell'Italia in evidenza rispetto alla mappa dell'europa

SINTESI DEI CONTENUTI

  • Nel 2017 i consumi di energia primaria sono stati pari a circa 169 Mtep, in aumento dello 0,8% rispetto al 2016. L’aumento dei consumi di energia primaria è stato dunque pari a circa la metà dell’aumento del PIL, che nel 2017 è cresciuto dell’1,5%. Per il secondo anno consecutivo si è quindi registrata una riduzione dell’intensità energetica del PIL, scesa a 0,106 tep/k€ (-0,7% rispetto al 2016), un valore più basso di circa l’8% rispetto a dieci anni fa. I consumi finali di energia sono invece aumentati dell’1,3% circa, dunque in misura di poco inferiore all’aumento del PIL, un valore comunque inferiore alla proiezione effettuata sulla base del superindice ENEA, che prevedeva una crescita del 2,1%. Si può dunque stimare una riduzione dei consumi energetici dovuta a fattori “strutturali” (tra i quali l’efficienza energetica) per circa 1 Mtep. Dal 2010 il valore cumulato di queste riduzioni è stimabile in circa 10 Mtep. Resta comunque significativo che negli ultimi tre anni, con il ritorno a variazioni positive delle variabili guida, è tornata positiva anche la variazione dei consumi di energia, un segnale che nella forte contrazione dei consumi di energia dell’ultimo decennio l’auspicato disaccoppiamento tra crescita economica e consumi energetici ha avuto un ruolo meno rilevante di quello avuto dalla crisi economica.
  • Nel 2017 si è consolidato il ruolo del gas naturale come prima fonte primaria del sistema energetico italiano. Per il terzo anno consecutivo i consumi di gas, unica fonte primaria in crescita, sono aumentati in modo significativo (+6%, dopo il +5% del 2016), sebbene restino ancora lontani dai massimi della metà degli anni 2000. Raggiunge invece un nuovo massimo la quota del gas sul totale dell’energia primaria (36,5%). I consumi di petrolio sono invece diminuiti di un punto percentuale, restando comunque ancora all’interno del ridotto range di variabilità degli ultimi cinque anni (57-58 Mtep), ma scendono sotto al 34% del mix energetico, quasi dieci punti percentuali in meno rispetto a dieci anni fa. Il carbone presenta per il secondo anno consecutivo un calo in doppia cifra (-12% dopo il -10% del 2016) e si riduce al 6% del mix. La crescita della generazione elettrica da fonti intermittenti (+8%) ha permesso di contenere a un solo punto percentuale la terza riduzione consecutiva della produzione da fonti rinnovabili, penalizzate dalla forte riduzione della produzione idroelettrica (-14%), scesa anch’essa per il terzo anno consecutivo. È comunque risultata in marginale aumento la quota di energia rinnovabile sui consumi finali, che ha raggiunto il 17,6%, restando al di sopra del target UE 2020.
  • Nel 2017 la richiesta di energia elettrica è stata pari a 320 TWh, in aumento del 2% rispetto al 2016, principalmente per la spinta della variabile climatica, che ha indotto una forte crescita dei consumi nel corso dell’estate. Sembra comunque essersi arrestata la tendenza di lungo periodo alla diminuzione dei consumi elettricità. Il trend è divenuto sostanzialmente stazionario, con alcuni segnali di modesta ripresa. È anche tornata ad aumentare l’intensità elettrica, che raggiunge il 22,2% dei consumi finali, tornando ai massimi del 2014. La produzione termoelettrica ha raggiunto i massimi degli ultimi cinque anni, aiutata dalla produzione idroelettrica ai minimi decennali e da importazioni nette rimaste per il secondo anno consecutivo ben al di sotto della media decennale.
  • Nei settori di uso finale calano ancora i consumi del settore trasporti, in particolare quelli del trasporto stradale (-2,6%), pur in presenza di indicatori del traffico veicolare che sono invece in aumento. Al netto della possibilità di future revisioni di questi dati (che sono provvisori), da essi sembra emergere la possibilità di un disaccoppiamento tra consumi di energia e traffico veicolare, guidato in primis dall’incremento di efficienza del parco auto circolante. Secondo le stime ENEA negli ultimi due anni il ricambio del parco (nel 2017 le nuove immatricolazioni di autovetture sono tornate a sfiorare i 2 milioni) ha accelerato il trend di naturale miglioramento dell’efficienza media dello stesso. Questo nonostante che le emissioni medie del nuovo immatricolato siano rimaste costanti, perché la crescita delle immatricolazioni di auto con alimentazione alternativa è stata bilanciata da altri fattori.
  • Sia nel settore industriale sia nel settore civile i consumi energetici sono invece in aumento, e in entrambi i casi procedono in coerenza con l’andamento delle variabili guida (produzione industriale, valore aggiunto dei servizi, clima).
  • Le diverse questioni che riguardano il sistema energetico italiano sono sintetizzate dall’indice sintetico della transizione energetica ISPRED elaborato dall’ENEA, che nel 2017 presenta un peggioramento dell’8% rispetto al 2016, come conseguenza di peggioramenti nelle dimensioni della decarbonizzazione e della sicurezza energetica e di un miglioramento nella dimensione dei prezzi.
  • La componente dell’indice ISPRED relativa alla dimensione della decarbonizzazione risulta in peggioramento del 14%, anche se le emissioni di CO2 sono diminuite (-0,5%), grazie al progressivo venir meno dei fattori congiunturali che le avevano spinte tra fine 2016 e inizio 2017 (fermi del parco nucleare francese, ridotta produzione idroelettrica). Al calo delle emissioni hanno contribuito in primo luogo il settore dei trasporti (-2,2%), la cui riduzione ha più che compensato l’aumento delle emissioni del settore civile conseguente al clima più rigido dell’anno precedente, e la minore intensità carbonica della generazione elettrica da fossili (-5% i gCO2/TWh della termoelettrica). Questa relativamente modesta riduzione delle emissioni sembra però consolidare il trend dell’ultimo triennio, che con la ripresa dell’economia ha visto lo spostamento del sistema energetico italiano su una traiettoria di decarbonizzazione che può rendere problematico il raggiungimento degli obiettivi 2030. Allo stesso modo, anche per lo sviluppo delle fonti rinnovabili le tendenze recenti non sembrano in linea con l’obiettivo di una continuazione della crescita fino al 28% dei consumi finali entro il 2030. Nel 2017 la stima preliminare ENEA colloca questa quota al 17,6%, in leggera crescita rispetto al 17,4% del 2016. Sembra però ora meno scontato il raggiungimento dell’obiettivo fissato nella SEN del 2013, che si proponeva di andare oltre gli obiettivi europei per raggiungere il 19-20% entro il 2020.
  • La componente dell’indice ISPRED relativa alla sicurezza energetica risulta anch’essa in peggioramento rispetto ad un anno fa (-6%), perché al miglioramento degli indici relativi al sistema petrolifero (+3%) fanno da contraltare i peggioramenti significativi degli indici di sicurezza del sistema elettrico (-9%) e del sistema del gas naturale (-20%). All’inizio del 2017 i problemi del nucleare francese, in concomitanza con la ripresa della domanda di gas, hanno infatti evidenziato la possibilità che in caso di combinazione di eventi estremi (picchi di freddo, interruzioni delle forniture, criticità nei mercati confinanti) potrebbero verificarsi problemi di adeguatezza che si pensavano superati nei sempre più inteconnessi sistemi del gas e dell’elettricità.
  • Nel sistema elettrico il margine di riserva è sceso fino a circa il 10% della domanda nelle zone Nord e Centro-Nord, sebbene in condizioni normali il sistema sia ancora in una situazione di relativo eccesso di capacità. La ripresa del ruolo del gas sulla borsa elettrica ha contribuito alla ripresa dei prezzi, con il prezzo unico nazionale aumentato del 26% rispetto al 2016, con uno scarto con i prezzi degli altri paesi europei rimasto pressoché invariato (+58% il prezzo medio italiano rispetto a quello tedesco). La ripresa del ruolo del gas ha d’altra parte contribuito a migliorare la redditività dei cicli combinati e ad allentare alcune tensioni legate alla forte accelerazione della penetrazione delle fonti intermittenti, che hanno raggiunto un nuovo massimo storico di penetrazione su base oraria, superando il 70% della domanda il 17 aprile (nuovo record anche per l’insieme delle Fonti Rinnovabili, che il 21 maggio sono arrivate a coprire l’87% della domanda).
  • Nel sistema gas è significativo come tra l’inizio del 2017 e l’inizio del 2018 si sia fatto ricorso più volte alla dichiarazione dei primi due livelli di crisi previsti dal Piano di Emergenza, in un caso alla dichiarazione dello stato di emergenza. In tutti i casi la situazione è stata superata senza conseguenze di rilievo e senza il ricorso a mezzi non di mercato, ma si sono registrati picchi di prezzo e spread molto elevati fra PSV e TTF (fino a 80 €/MWh a dicembre 2017). Si è in effetti confermato che il margine rispetto al picco di domanda può risultare limitato nel caso di combinazioni di eventi relativamente estremi (clima rigido e non completa disponibilità di tutti i punti di entrata). Il differenziale tra i prezzi all’ingrosso italiani e del principale hub europeo si è attestato sui massimi dal 2012 (2,7 €/MWh in media d’anno), quando la Strategia Energetica Nazionale del 2013 evidenziò la questione come criticità prioritaria. Anche la nuova SEN del 2017 propone in effetti delle linee di azione, sulla cui efficacia ed efficienza sono però emersi dubbi anche da fonti istituzionali. Con la ripresa della domanda, pur ancora lontana dai massimi sia annuali sia giornalieri, si è inoltre rafforzata la peculiarità italiana di combinare pressoché totale dipendenza (92%) con una forte preminenza del gas naturale nel sistema energetico (38%), entrambe ai massimi storici nel 2017.
  • Il 2017 si è chiuso positivamente per molti indicatori del sistema petrolifero e della raffinazione, che pure sono in una fase di profonda incertezza circa le prospettive della domanda nel medio periodo. Si consolida il trend di riduzione del peso del petrolio sui consumi totali di energia. Torna a crescere l’import di greggio, che si mantiene però altamente diversificato, pur con la conferma del trend in aumento per gli ingressi dall’area mediorientale, in particolare Iran e Libia. Recupera un poco la produzione interna, anche se gli impianti di estrazione soffrono ancora dei continui blocchi in Basilicata. La raffinazione chiude in positivo con un incremento delle lavorazioni di greggio, della percentuale di utilizzo degli impianti (+6%) e dei margini. Cresce anche l’export che, con i consumi di prodotti petroliferi che si mantengono piuttosto stabili, bilancia gli eccessi di produzione.
  • Sul fronte dei prezzi si registrano significativi miglioramenti delle componenti dell’indice ISPRED relativi ai prezzi dell’energia elettrica (+17%) e del gas naturale (+6%), un dato che accomuna per di più tutte tre le fasce di consumo, mentre peggiora l’indice relativo al prezzo del gasolio (-25%).
  • Nel 2017 i prezzi medi annui dell’energia elettrica sono rimasti sui valori dell’anno precedente, con variazioni stimate tra lo 0% e il -2% a seconda della fascia di consumo. I prezzi italiani si sono però mossi in controtendenza rispetto ai prezzi registrati negli altri principali paesi UE, grazie al ruolo moderatore degli oneri di sistema, la cui riduzione ha compensato la spinta proveniente dalle quotazioni al rialzo registrate in tutte le borse europee.
  • Il prezzo medio del gasolio, incluse imposte e tasse, è tornato ad aumentare (+7,9%) in linea con quanto avvenuto in tutti gli altri Paesi UE, invertendo il trend in discesa degli ultimi anni. Il prezzo industriale (al netto delle tasse) italiano è però tornato ad essere maggiore della media UE, dopo tre anni di costanti diminuzioni che nel 2016 lo avevano portato al di sotto della media UE.
  • Secondo stime preliminari nel 2017 i prezzi del gas per le imprese italiane hanno presentato una leggera diminuzione, a fronte di prezzi invece invariati nella media UE. La ragione di questa positiva evoluzione italiana sta nel fatto che gli aumenti del prezzo all’ingrosso della materia prima sono stati controbilanciati dalle riduzioni, fino all’eliminazione, di due componenti della bolletta gas introdotte negli ultimi anni dall’ARERA. È pertanto migliorata la posizione relativa del nostro paese, che per le fasce di consumo medio-alte è ora piuttosto buona. A livello nazionale si è invece confermato un elevato divario di prezzo tra piccole e grandi utenze.
  • Questo numero dell’Analisi trimestrale include un Focus che analizza l’attività innovativa nelle “Tecnologie per la mitigazione del cambiamento climatico collegate alla generazione, trasmissione o distribuzione dell’energia”. L’analisi evidenzia come, una volta chiusa la parentesi relativa allo sviluppo della tecnologia del solare termodinamico, l’Italia non abbia manifestato apprezzabili specializzazioni in nuovi segmenti tecnologici, né appaia in linea con le tendenze emergenti, rappresentate soprattutto dai sistemi di accumulo energetico, fra cui le batterie. In questo ambito l’Italia registra infatti poco meno del 15% dei brevetti, contro quasi il 30% di Francia e Germania.
  • In conclusione, l’analisi dell’evoluzione temporale degli indicatori che contribuiscono a comporre l’indice ISPRED (oggetto di un altro Focus contenuto in questo numero) evidenzia che i dati del 2017 confermano che l’obiettivo di uno sviluppo equilibrato e sinergico delle componenti del trilemma energetico non sembrerebbe ancora aver trovato raggiungimento. Tra il 2010 e il 2017 si è assistito piuttosto al susseguirsi di fasi nelle quali il miglioramento su un aspetto si accompagna al peggioramento su altri. L’analisi evidenzia la significatività di relazioni di trade-off tra le tre dimensioni, che nel 2017, in particolare, hanno trovato espressione in un peggioramento della decarbonizzazione parzialmente compensato da un miglioramento nella dimensione prezzi.
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