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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano I semestre 2019

La copertina riporta la cartina dell'Italia in evidenza rispetto alla mappa dell'europa

SINTESI DEI CONTENUTI

Nel 2019 la combinazione del quadro macroeconomico europeo e nazionale e della situazione dei mercati internazionali dell’energia sembra determinare un contesto caratterizzato da diversi elementi in grado di impattare su tutte e tre le dimensioni-chiave della transizione energetica (decarbonizzazione, sicurezza energetica e prezzi dell’energia). Per un verso la stagnazione dell’economia, con in più l’arretramento della produzione industriale in particolare nei settori energy intensive. Per un altro verso il crollo del prezzo del gas naturale (ad agosto -60% il prezzo al TTF, principale hub europeo, rispetto a un anno prima), in sostanziale disaccoppiamento con il prezzo del petrolio, che fino a maggio è salito e ha comunque oscillato in un range relativamente contenuto (60-70 $/bbl il Brent), e infine il balzo del prezzo dei diritti di emissione (pressoché raddoppiato). Questi fattori, sebbene non tutti auspicabili, potrebbero in teoria supportare il processo di decarbonizzazione del sistema energetico, mentre allo stesso tempo la discesa del prezzo del gas ai minimi decennali rappresenta un’opportunità di contenimento dei prezzi per gli utenti finali. Infine, l’ampia disponibilità di GNL, unitamente all’eccesso di offerta sul mercato petrolifero, costituiscono fattori in grado di alleviare diverse potenziali criticità sul fronte della sicurezza energetica.

Rispetto a questo scenario, i dati relativi all’evoluzione effettiva del sistema energetico italiano nella prima metà del 2019, e la sua prevedibile evoluzione nel medio periodo, sembrano indicare che l’insieme dei fattori su menzionati non è però sufficiente a determinare un significativo cambiamento della traiettoria del sistema.

Calo dei consumi di energia in linea con le variabili guida, non procede il disaccoppiamento fra energia ed economia

  • Secondo le stime ENEA nella prima metà del 2019 i consumi di energia primaria si sono ridotti di circa l’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il lieve aumento dei consumi del II trimestre (+0,4% tendenziale) ha infatti ridimensionato il forte calo rilevato nei primi tre mesi dell’anno (-3%). Sulla base di dati parziali, una stima preliminare per i primi nove mesi del 2019 indica una riduzione dei consumi di energia di circa l’1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dunque con un’ulteriore attenuazione del forte calo di inizio anno.
  • Sono stimati in riduzione anche i consumi finali di energia, -1% circa nella prima metà dell’anno rispetto a un anno fa. La riduzione significativa dei primi tre mesi dell’anno, imputabile principalmente alla minore domanda di gas per il riscaldamento, è infatti stata in parte compensata dall’aumento dei successivi tre mesi. Nei primi sei mesi dell’anno risulta in lieve calo anche la domanda di energia elettrica (-0,6%), la cui crescita è in rallentamento già dal 2018.
  • La riduzione dei consumi di energia nei primi sei mesi del 2019 è sostanzialmente in linea con quella prevedibile sulla base dell’andamento delle variabili guida (crescita economica, clima e prezzi dell’energia), sintetizzate nel Superindice ENEA, che hanno complessivamente fornito un impulso alla riduzione dei consumi di entità simile (-1%). Nel primo trimestre tutte le variabili avevano favorito una spinta alla riduzione dei consumi energetici, nel secondo la spinta negativa proveniente dalla stagnante attività economica e dall’aumento dei prezzi dell’energia è stata più che compensata da quella positiva fornita invece dal clima più rigido ad aprile e maggio, più caldo a giugno. Questi dati, confermati dalle stime preliminari relative al III trimestre, sembrano confermare anche per il 2019 la difficoltà del disaccoppiamento tra consumi energetici ed economia, sostanzialmente interrotto dalla metà del decennio con l’uscita dalla recessione.
  • In termini di fonti energetiche primarie, nel corso della prima metà del 2019 le fonti fossili risultano complessivamente invariate rispetto ai livelli di un anno fa, con l’aumento del gas di fatto compensato dalle riduzioni di solidi e petrolio. Dopo il forte calo del 2018 (-3% rispetto al 2017), nella prima metà del 2019 tornano invece a crescere i consumi di gas naturale, circa 1,4 Mtep rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+4%): la riduzione dei primi tre mesi dell’anno (-1,5% tendenziale) è stata infatti largamente compensata dall’aumento del II trimestre (+16%), per la maggiore richiesta sia per gli usi diretti (+11%, spinti soprattutto dalla domanda di riscaldamento) che nella termoelettrica (+26%), favoriti dalla scarsa idraulicità e dalle minori importazioni di elettricità (-19%).
  • Dopo gli incrementi del 2018 (+3% rispetto al 2017), nel I semestre 2019 sono invece nuovamente in calo i consumi di petrolio (-2% la variazione tendenziale): l’aumento dei consumi per il trasporto aereo (+5% nel I semestre) è infatti più che compensato dal trasporto stradale, in lieve riduzione rispetto allo stesso periodo di un anno fa (circa l’1% in meno). Per la prima metà del 2019 si rileva un sostanziale allineamento tra dati di traffico e consumi per trasporto stradale, diversamente dal biennio 2016-17 di disaccoppiamento “virtuoso”: sull’andamento dei consumi dei trasporti, di importanza centrale per la transizione del sistema energetico nazionale, preoccupa la lentezza del rinnovo del parco veicolare (-3% nell’ultimo anno e mezzo) e l’aumento delle emissioni specifiche medie del nuovo immatricolato (+6% le emissioni di gCO2/km nel I semestre 2019) che portano a stimare per fine anno un peggioramento delle emissioni medie dell’intero parco auto.
  • Ancora in forte calo i consumi di solidi (di circa il 14% rispetto alla prima metà dello scorso anno), principalmente per la riduzione negli usi termoelettrici: secondo i dati ENEL, nella prima metà dell’anno in corso la produzione elettrica da solidi del gruppo ENEL in Italia si è ridotta di un terzo rispetto ai livelli dello stesso periodo di un anno fa.
  • Dopo il forte aumento del 2018, nel corso della prima metà del 2019 le FER risultano in calo di circa il 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: il risultato positivo dei primi tre mesi (+5% la variazione tendenziale) è stato infatti più che compensato dal calo del II trimestre (-8%). Se nel corso dei primi tre mesi dell’anno l’incremento della generazione solare ed eolica (+23% tendenziale) aveva compensato il calo dell’idroelettrico (-12%), nel II trimestre si registra da un lato il peggioramento della produzione idroelettrica (-20%), dall’altro l’attenuazione dell’aumento delle intermittenti (+3%).

Emissioni di CO2 sui livelli dello scorso anno, non basta la decarbonizzazione del sistema elettrico

  • Nel primo semestre le emissioni di CO2 sono stimate complessivamente sugli stessi livelli dello scorso anno, sebbene il quadro macroeconomico e la situazione dei prezzi sui mercati energetici ed ambientali abbia aiutato la riduzione dell’intensità carbonica nella produzione di elettricità. Dopo le forti riduzioni del I trimestre (-3% la variazione tendenziale), per il II trimestre si stima invece un netto aumento delle emissioni di CO2 (+4%), imputabile sia all’aumento dei consumi di gas per usi riscaldamento, sia al calo delle rinnovabili e alle minori importazioni di elettricità, che hanno reso necessario un aumento della produzione interna. Il dato del primo semestre sembra trovare conferma anche nei dati parziali relativi ai mesi successivi: secondo stime preliminari nei primi nove mesi dell’anno le emissioni risulterebbero in lieve aumento.

Prezzi dell’energia al dettaglio al di sopra della prima metà del 2018, aggiustamento parziale ai mercati all’ingrosso

  • Nonostante le diminuzioni congiunturali dei primi due trimestri dell’anno, i valori medi dei prezzi dell’energia al dettaglio relativi alla prima metà del 2019 si collocano tutti su valori maggiori di quelli di un anno prima, e nella gran parte dei casi tali aumenti sono più elevati di quelli registrati in media nell’UE (N.B: dati provvisori). Limitando l’attenzione alle fasce di consumo utilizzate come riferimento da Eurostat, i prezzi dell’elettricità sia per i consumatori industriali sia per i domestici sono maggiori del 7% (+7% e +4% la media UE), mentre i prezzi del gas per i consumatori industriali sono maggiori del 10% e quelli per i domestici maggiori dell’8% (+5% per entrambi nella media UE).
  • Dalla fine del 2014 fino alla metà del 2018 i prezzi dell’elettricità per le imprese hanno registrato una serie di cali consecutivi che li hanno portati sui minimi decennali. Inoltre, pur restando tra i più alti tra i principali Paesi UE, dal 2017 e più ancora dall’inizio del 2018 (con la riforma degli oneri di sistema e gli sgravi per gli energivori), hanno anche cominciato ad avvicinarsi alla media europea in modo particolare nel caso dei consumatori energivori. Andamento diverso è invece quello del prezzo dell’elettricità per il consumatore domestico tipo, in aumento costante da un decennio (+23% nel I semestre 2019 rispetto al I semestre di dieci anni fa), con lo scarto rispetto alla media UE, storicamente a favore dell’Italia, ridotto a valori marginali (-2%). A questo proposito, un’analisi di medio periodo, estesa agli ultimi sei anni, rivela come l’evoluzione favorevole che ha caratterizzato i mercati del gas negli ultimi anni (calo del 30% del prezzo al PSV) sia arrivata in misura parziale ma significativa agli utenti industriali, mentre non si è trasmessa ai consumatori domestici, che hanno invece visto il prezzo aumentare (+9%), penalizzato dalla crescita della spesa per oneri di sistema e per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore.
  • Anche i prezzi al consumo del gasolio in Italia, nonostante la riduzione dei primi tre mesi del 2019, risultano nella media del semestre più elevati dei livelli dello stesso periodo dello scorso anno (+2%).

In calo l’indice ISPRED, sui minimi della serie storica, penalizzato da decarbonizzazione e prezzi

  • Le criticità sul fronte della decarbonizzazione e dei prezzi dell’energia si riflettono nell’evoluzione dell’indice sintetico della transizione energetica ISPRED elaborato dall’ENEA, che nella media del I semestre si colloca intorno al valore di 0,4, in calo del 5% rispetto a un anno prima. Il calo è legato in primo luogo al forte peggioramento nella dimensione decarbonizzazione (-8%), che sconta il fatto che a fine 2019 le emissioni di CO2 sembrano destinate a restare ancora non lontane dai valori di cinque anni fa, come d’altronde i consumi di energia, mentre la traiettoria di crescita delle fonti rinnovabili diviene sempre meno coerente con gli obiettivi al 2030. Altra ragione del calo dell’ISPRED sta nei prezzi dell’elettricità per i consumatori domestici e nei prezzi del gas sia per i domestici sia per le imprese, che restano su valori superiori a un anno fa, non avendo ancora pienamente recepito i forti ribassi dei mercati all’ingrosso.
  • La situazione dei mercati internazionali dell’energia costituisce un contesto complessivamente favorevole per la dimensione sicurezza energetica (+5% l’indice relativo a questa componente dell’ISPRED), caratterizzata peraltro da molte sfaccettature. L’ampia disponibilità di GNL (+85%, al massimo storico di 7 miliardi di m3 nel semestre) ha migliorato diversi indicatori di sicurezza del sistema del gas naturale (come diversificazione e stabilità media dei fornitori), mentre il forte calo del prezzo del gas (che pure al PSV è sceso meno che sui mercati europei) aiuta la redditività della generazione elettrica da gas naturale (spark spread che tende a risalire sopra i 10 €/MWh), importante per le prospettive di adeguatezza del sistema elettrico. Tra le criticità che restano è significativo l’ampliamento dello spread PSV-TTF (sopra i 3 €/MWh in media nel semestre) in una fase di forte ribasso dei prezzi del gas, che sembra evidenziare una rigidità del sistema italiano del gas rispetto all’evoluzione dei mercati globali. Nel sistema elettrico è rilevante la nuova impennata dei costi del dispacciamento (600 milioni di € nel II trimestre 2019), vicini ai valori record del 2016. Nel sistema petrolifero gli ultimi trimestri hanno visto un contesto poco favorevole per la raffinazione (nella media del semestre l’utilizzo degli impianti è in calo del 4%), ma la prossima entrata in vigore dei nuovi limiti sui carburanti navali può rappresentare un’occasione di ripresa di redditività quantomeno per le raffinerie più complesse.

 

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