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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano III trimestre 2019

La copertina riporta la cartina dell'Italia in evidenza rispetto alla mappa dell'europa

SINTESI DEI CONTENUTI

Consumi di energia stabili nel III trimestre. Per l’intero 2019 si stima un calo inferiore all’1%, in modesto disaccoppiamento rispetto all’evoluzione dell’economia e delle altre variabili guida

  • Secondo le stime ENEA nel III trimestre i consumi di energia primaria sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Nell’insieme dei primi nove mesi dell’anno i consumi sono in calo di circa l’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il forte calo dei primi tre mesi è stato infatti in buona parte ridimensionato dal risultato dei successivi due trimestri. Sulla base di dati parziali, una stima preliminare per l’intero 2019 indica una conferma del calo registrato nei primi nove mesi (-1% circa).
  • Anche i consumi finali di energia sono rimasti nel III trimestre sostanzialmente invariati, mentre nell’insieme dei primi nove mesi sono stimati in calo di circa mezzo punto percentuale. Anche in questo caso la riduzione significativa di inizio anno, imputabile principalmente alla minore domanda di gas per il riscaldamento, è stata in parte bilanciata prima dalla ripresa dei consumi di gas nel II trimestre (sempre per ragioni di natura climatica), poi dall’aumento dei consumi di prodotti petroliferi nei trasporti nel corso del III trimestre (+1% la variazione tendenziale).
  • La stima preliminare per l’intero 2019 accentua leggermente il dato dei primi nove mesi: si stima infatti una riduzione dei consumi finali compresa tra -0,5 e -1%, un dato peraltro in linea con l’andamento dei principali driver dei consumi, come sintetizzato nel Superindice ENEA. Quest’ultimo risulta infatti in diminuzione di circa mezzo punto percentuale sia nei primi nove mesi sia nell’intero 2019, perché la spinta marginalmente positiva proveniente dal PIL (+0,2% la previsione più recente) è stata più che compensata da quella negativa fornita dalla produzione industriale (-1,2%) e dal clima (gradi giorno riscaldamento stimati in lieve calo), mentre i prezzi di gas ed elettricità sono rimasti praticamente invariati. Questi dati, se confermati nei consuntivi di fine anno, indicano che anche nel 2019 l’andamento dei consumi energetici è riuscito solo in modo marginale a disaccoppiarsi dall’andamento delle variabili guida, economia in primis.
  • In termini di fonti energetiche, il III trimestre ha fatto registrare una nuova forte diminuzione del carbone (quasi 1 Mtep in meno), che porta il calo complessivo nei primi nove mesi a circa 1,5 Mtep. Per fine anno si stima una riduzione superiore al 20%, dovuta per la gran parte al phase out del carbone nella generazione elettrica: nei primi nove mesi del 2019 la produzione elettrica da solidi del gruppo Enel in Italia si è ridotta del 40% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Dopo la forte crescita del II trimestre, i consumi di gas naturale sono invece cresciuti ancora nel III (+7%), spinti dalla termoelettrica, dove il gas è stato favorito dal forte calo delle importazioni di elettricità. Nei primi nove mesi del 2019 l’aumento dei consumi di gas è pari al 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per l’intero 2019 si stima un aumento leggermente più contenuto (+3%). I consumi di petrolio sono tornati ad aumentare nel III trimestre (+1% tendenziale), spinti dalle vendite di carboturbo per il trasporto aereo (+4%), ma complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2019 restano in calo dell’1%, e un calo simile si stima anche per l’intero 2019.
  • È interessante che complessivamente, nei primi nove mesi dell’anno, i consumi di fonti fossili sono rimasti invariati rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente, sebbene con un rilevante cambiamento del mix in direzione meno carbon intensive. La produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili (FER) è invece tornata nel III trimestre ad una crescita tendenziale (+5%), grazie alla ripresa della produzione idroelettrica, ma nell’insieme dei primi nove mesi resta in lieve calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-0,6%), perché la produzione idroelettrica è complessivamente diminuita di quasi 4 TWh (-10%), mentre fotovoltaico ed eolico sono in aumento di poco più di 3 TWh (+9% e +13% rispettivamente).

Nel III trimestre la decarbonizzazione del sistema elettrico torna a ridurre le emissioni di CO2, che per l’intero 2019 sono stimate in calo di circa l’1%

  • Nel III trimestre 2019 le emissioni di CO2 dell’intero sistema energetico sono tornate a ridursi (-2% tendenziale), principalmente grazie ai settori ETS (-4%). Questo calo porta le emissioni complessive dei primi nove mesi dell’anno a una variazione negativa rispetto allo stesso periodo del 2018 (-0,8%), variazione stimata inoltre in accentuazione sull’intero 2019 (per il quale la stima preliminare è di un calo di circa l’1%, circa 4 Mt in meno). Questo calo delle emissioni superiore a quello dei consumi finali1 è spiegato dal già sottolineato cambiamento del mix di fonti fossili in direzione meno carbon intensive. La riduzione delle emissioni deriva infatti in misura preponderante dal settore della generazione elettrica, dove la sostituzione del carbone con il gas ha portato nei primi nove mesi dell’anno a una riduzione delle emissioni del 3,5% pur in presenza di produzione da fonti fossili invariata. Decisamente più contenute (ampiamente inferiori all’1%) sono invece le riduzioni delle emissioni dei settori trasporti e civile.

Prezzi dell’energia in calo nella seconda metà dell’anno, ma peggiora la posizione relativa dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei

  • Nella seconda metà dell’anno i prezzi dell’energia elettrica hanno beneficiato del calo dei prezzi del gas sui mercati internazionali dell’energia. Nel III trimestre le variazioni tendenziali, sebbene differenziate a seconda della fascia di consumo, sono risultate ancora marginali, mentre nel IV trimestre i consumatori non domestici hanno beneficiato di riduzioni pari in media al 10% circa rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Nonostante questi cali, in media d’anno i prezzi dell’elettricità sia per le imprese sia per i consumatori domestici si sono collocati su valori simili a quelli del 2018, sebbene nei primi 11 mesi il prezzo medio del gas naturale sui mercati all’ingrosso sia diminuito del 30% e il prezzo dell’elettricità sulla borsa elettrica del 13%. Nel caso dei consumatori domestici il forte calo della componente approvvigionamento energia (quasi 1 c€/kWh in meno, -10%) è stato più che bilanciato dall’aumento degli oneri di sistema (+1 c€/kWh, +26%).
  • Il recente aggiornamento dei dati Eurostat (relativi al I semestre 2019) per tutti i Paesi UE ha inoltre confermato le stime preliminari riportate nel numero precedente dell’Analisi trimestrale, secondo cui nella prima metà dell’anno gli aumenti dei prezzi sono stati in Italia più elevati di quelli registrati in media nell’UE, soprattutto per i consumatori domestici (+12% contro +5%).
  • In termini di valori assoluti il posizionamento internazionale dell’Italia resta poco lusinghiero. Nel caso dei consumatori non domestici i prezzi dell’elettricità restano i più alti dell’UE per le tre fasce più basse di consumo. La situazione è migliore per le fasce di consumo più elevate, ma anch’esse pagano prezzi maggiori della media UE. Nel caso dei consumatori domestici il dato è complessivamente meno negativo, perché il posizionamento del Paese al primo semestre 2019 è intorno alla linea mediana (circa metà della popolazione UE subisce un prezzo superiore a quello italiano). Negli ultimi tre anni, tuttavia, è sembrata delinearsi una tendenza al peggioramento, perché il prezzo italiano è salito ad un tasso medio annuo maggiore sia di quello rilevato nei Paesi della Zona Euro (3,1% contro 1,8%) sia rispetto all’inflazione (3,1% contro 0,8%).
  • Nel caso dei prezzi del gas, nella seconda metà del 2019 si sono finalmente trasmessi ai prezzi al dettaglio i forti ribassi della materia prima, con cali tendenziali stimati vicini al 20% sia nel III sia nel IV trimestre. Ma anche in questo caso il confronto con gli altri Paesi UE (fermo al I semestre), segnala un aumento dei differenziali di prezzo a svantaggio dell’Italia: i prezzi del gas per le diverse tipologie di consumatori industriali sono maggiori della media UE di circa il 10%, quelli dei consumatori domestici maggiori del 22%.

Indice ISPRED in ripresa congiunturale dai minimi della serie storica, ma ancora in calo rispetto a un anno prima. Non basta la decarbonizzazione del settore termoelettrico, resta problematica la modesta crescita delle rinnovabili

  • L’indice sintetico della transizione energetica ISPRED elaborato dall’ENEA torna a una variazione congiunturale positiva, ma in termini tendenziali (cioè rispetto al III trimestre 2018) registra invece un nuovo calo (-8%), sebbene decisamente più contenuto di quello del trimestre precedente. Il calo tendenziale è dovuto al peggioramento delle componenti decarbonizzazione e prezzi, mentre nel caso della sicurezza si rileva un peggioramento solo marginale.
  • La dimensione decarbonizzazione, pur beneficiando del citato calo delle emissioni di CO2 del settore elettrico, sconta per un verso il fatto che questo calo è stato nel 2019 inferiore a quello registrato nel 2018, per cui non basta a compensare i cali più modesti degli altri settori, per un altro verso la lenta crescita delle fonti rinnovabili, la cui quota sui consumi è ferma a poco più del 18% e si allontana in misura sempre più rilevate della traiettoria di crescita coerente con gli obiettivi al 2030. La sola decarbonizzazione del settore termoelettrico sembra dunque non bastare a garantire la transizione verso un’economia low-carbon.
  • La dimensione prezzi, che pure registra un forte miglioramento congiunturale a seguito dei cali dei prezzi della seconda metà dell’anno, sconta invece il peggioramento relativo della posizione italiana registrato dai dati di consuntivo Eurostat relativi al I semestre dell’anno.
  • La situazione dei mercati internazionali dell’energia continua a rappresentare un contesto complessivamente favorevole per la sicurezza del sistema del gas naturale, sul quale l’eccesso di offerta di GNL sui mercati globali ha avuto un duplice effetto favorevole: per un verso continua a migliorare gli indicatori di diversificazione (la quota di GNL sulle importazioni italiane ha superato nel III trimestre il 20%, posizionandosi per la prima volta al secondo posto dietro all’import dalla Russia); per un altro verso ha portato a un tasso di riempimento degli stoccaggi a inizio inverno su livelli record in tutta Europa, fattore importante nel ridurre i rischi di difficoltà di copertura della domanda nel corso del prossimo inverno anche in caso di interruzione di forniture, sebbene l’Italia continui a rispettare solo formalmente la regola N-1 sulla sicurezza gas).
  • È invece decisamente meno favorevole la situazione nel settore elettrico, dove il margine di adeguatezza si conferma sui minimi degli ultimi anni, tanto che il Winter Outlook 2019/2020 di ENTSO-E, l’associazione dei TSO europei, indica che nel prossimo inverno in caso di freddo intenso la copertura dei picchi di domanda sarà garantita solo con il contributo dell’import dai Paesi vicini, mentre nemmeno le importazioni potrebbero essere sufficienti in caso di “significative indisponibilità non programmate di impianti di generazione/trasporto e/o di congestioni sulle interconnessioni con l’estero”.
  • Infine, nel sistema petrolifero si segnala la buona performance della raffinazione italiana nel III trimestre, che in un contesto di mercato non troppo favorevole è riuscita ad aumentare tasso di utilizzo degli impianti e lavorazioni, in controtendenza rispetto agli altri Paesi dell’Europa continentale, grazie anche alla capacità di trovare uno sbocco all’eccesso di produzione dei prodotti in una fase di domanda calante.
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