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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano n. 1/2020

La copertina riporta la cartina dell'Italia in evidenza rispetto alla mappa dell'europa

SINTESI DEI CONTENUTI

Dalla pandemia un impatto senza precedenti sul sistema economico globale e nazionale

All’inizio del 2020 la pandemia legata al Covid-19 ha travolto il sistema economico globale in una misura e con una velocità senza precedenti. Se ancora a gennaio il Fondo Monetario Internazionale stimava per il 2020 una crescita globale di poco superiore al 3%, è poi passato a prevedere una recessione che “non ha precedenti”, con una contrazione del 3% per l’anno in corso, incomparabile con quella legata alla crisi finanziaria del 2009, quando la flessione fu dello 0,1%. La caduta del PIL è inoltre prevista particolarmente marcata nell’Eurozona (-7,5%). Nel caso dell’Italia, che è stato il primo dei Paesi occidentali ad essere colpito dall’epidemia, nel I trimestre dell’anno il PIL si sarebbe ridotto di circa il 5% sul trimestre precedente, pressoché interamente per la fermata delle attività produttive non essenziali a marzo, che si stima abbia ridotto la produzione industriale di almeno il 15% sul mese precedente, il più forte calo mensile dal 1960. Il secondo trimestre dell’anno dovrebbe subire gli effetti del blocco in misura ancora maggiore, per cui nell’insieme del primo semestre del 2020 il PIL si ridurrebbe di circa il 15%, un calo “di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica” (Upb, 2020).

Effetti dirompenti sul sistema energetico globale

Questo shock macroeconomico e sociale ha già iniziato a produrre effetti dirompenti sul sistema energetico globale e sui mercati dell’energia. La domanda globale di petrolio, che a gennaio veniva prevista in crescita dell’1% nel 2020, è stimata ad aprile in calo di quasi 30 milioni di barili/giorno, un calo che non ha precedenti, e nell’ipotesi di un graduale ritorno alla normalità a partire da maggio a fine anno dovrebbe presentare il calo più forte mai registrato su base annua (-10% circa, contro il -7% del 2009). L’eccesso di offerta ha subito determinato un crollo del prezzo del petrolio, che ancora a gennaio era previsto per il 2020 stabile intorno ai 70 $/bbl (Brant dated) e a metà aprile è sceso al di sotto dei 20 $/bbl, livelli non più toccati dalla fine del secolo scorso. Ai minimi storici è precipitato anche il prezzo del gas.

In Italia drastico calo della domanda di energia a marzo (-15%), nel I trimestre 2020 consumi di energia in calo tendenziale del 7%. Complessivamente nel I semestre è probabile un calo superiore al 10%

  • L’impatto dello shock risulta già particolarmente drammatico sul sistema energetico italiano, anche perché l’Italia è stato il primo Paese colpito dalla pandemia, con effetti sui consumi di energia e su tutte le dimensioni-chiave della transizione energetica. Secondo la stima preliminare ENEA, basata su dati parziali e non definitivi, nel corso dei primi tre mesi del 2020 i consumi di energia primaria sarebbero in diminuzione di oltre il 7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Oltre la metà di tale riduzione è maturata a marzo, quando il fabbisogno di energia è risultato inferiore di oltre il 15% rispetto a marzo 2019. Per i consumi finali si stimano cali della stessa entità.
  • In termini di fonti primarie la riduzione del I trimestre, pari a circa 3,5 Mtep in meno rispetto ai primi tre mesi del 2019, è stata trainata da petrolio e gas (-1,5 Mtep circa ciascuno, -12% il petrolio, -6% il gas), cui si aggiunge un calo dei solidi superiore a 0,5 Mtep (N.B.: stima su dati parziali). Sono invece stimate sugli stessi livelli dell’anno precedente le fonti rinnovabili e in lieve aumento le importazioni di elettricità (+0,2 Mtep).
  • L’analisi di dettaglio delle prime cinque settimane di lockdown mostra la progressiva contrazione dei consumi di energia elettrica rispetto al corrispondente periodo del 2019, fino a una stabilizzazione su un calo di poco superiore al 20% nell’intero sistema Italia, di poco inferiore al 30% nella zona Nord. Andamento simile hanno avuto la domanda di gas naturale della termoelettrica e dell’industria, che dalla seconda metà di marzo si sono stabilizzate su un calo del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Riduzioni anche più forti hanno riguardato i consumi di carburanti per aviazione (-66% a marzo) e di gasolio e benzina (-43%). Nel caso di questi ultimi, pur in mancanza di dati inframensili, è plausibile che nelle settimane più recenti il calo abbia ricalcato quello del traffico, stimato in riduzione fino all’80% fra fine marzo e inizio aprile.
  • Il confronto della domanda di elettricità totale di marzo 2020 di Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Svezia mostra una variazione rispettivamente del -4%, -5%, -2%, -2% e 1% rispetto a marzo 2019, variazioni dunque inferiori a quelle registrate in Italia, spiegabili anche con il ritardo temporale del dispiegarsi della pandemia in quei Paesi rispetto all’Italia.
  • Nel II trimestre dell’anno il calo dei consumi energetici sarà più forte di quello registrato nel I trimestre. Pur ipotizzando ottimisticamente un ritorno alla normalità già a giugno, la domanda di energia del II trimestre risulterebbe in calo tendenziale di quasi il 20% mentre complessivamente, nell’insieme del I semestre, il calo sarebbe ben superiore al 10% (rispetto al I semestre del 2019).

Ne 2019 i consumi di energia primaria sono stimati in calo superiore all’1%, in sostanziale coerenza con le variabili guida

  • Il crollo dei consumi di energia nel 2020 si inserisce su un trend in lieve diminuzione. Secondo la stima ENEA, nel 2019 i consumi di energia primaria sono stati di poco inferiori ai 170 Mtep, in calo di oltre un punto percentuale rispetto al 2018, dopo gli aumenti della stessa entità registrati nei due anni precedenti. Il calo dei consumi nel 2019 è in linea con la modesta spinta negativa proveniente dalle principali variabili guida (clima più mite nei mesi invernali e calo della produzione industriale), ma vista la marginale crescita del PIL (+0,3%) l’intensità energetica dell’economia si è ridotta dell’1,5% circa.
  • In termini di fonti primarie la riduzione di circa 2 Mtep rispetto al 2018 è imputabile al minor ricorso a solidi (-21%), import di elettricità (-13%) e in misura minore petrolio (-0,8%), per un totale di oltre 3 Mtep. Sono invece in aumento le rinnovabili (+1,3%) e soprattutto il gas naturale (+2,3%), in particolare nella termoelettrica. Nel 2019 il gas è tornato ad essere la principale fonte di energia del Paese (36% del mix), mentre è stabile al 75% la quota di fonti fossili nel mix energetico.
  • Nella stima ENEA anche i consumi finali di energia, pari a circa 125,5 Mtep, sono in riduzione di oltre l’1% rispetto al 2018. Il calo è imputabile alle riduzioni in tutti i settori di impiego finale, nell’industria in coerenza con il calo della produzione industriale (-1,3% rispetto al 2018), nel civile in coerenza con le temperature miti dei mesi invernali. Nei trasporti l’aumento dei consumi nel trasporto aereo ha solo in parte compensato il calo dei trasporti stradali (-1%). Si conferma però il perdurare del peggioramento delle emissioni medie specifiche del nuovo immatricolato e il rallentamento del tasso di ricambio del parco.
  • Anche la richiesta di energia elettrica è diminuita nel 2019 (-0,6%), sebbene meno dei consumi finali totali, per cui è in leggero aumento l’elettrificazione del sistema, che resta comunque su un trend di lungo periodo stazionario. Dopo la forte contrazione degli anni della crisi economica e la ripresa degli anni 2015 e 2017, nell’ultimo biennio i consumi elettrici si sono mossi su un trend stazionario e a fine 2019 risultano ancora inferiori di quasi il 6% rispetto ai livelli precedenti alla crisi del 2009.
  • Nella generazione elettrica è tornato a crescere il ricorso al gas naturale (+9%), favorito per un verso dal contesto di mercato, a scapito della produzione da carbone (-25%), per un altro dal calo dell’import di elettricità (-13%). In aumento anche le rinnovabili, che hanno prodotto circa 115 TWh di energia elettrica (1,5 TWh in più rispetto al 2018), grazie ad eolico e solare (+4,5 TWh dopo il calo del 2018) che hanno più che compensato la minore generazione idroelettrica (-3 TWh).

Emissioni di CO2 nel 2020 verso un calo record a due cifre. Nel 2019 riduzione dell’1,5% trainata dal mercato

  • Nel I trimestre del 2020 le emissioni di CO2 del sistema energetico italiano sono stimate in calo di circa il 10%, maggiore di quello dei consumi di energia perché quest’ultimo si è concentrato sulle fonti fossili, e tra queste su quella a maggiore intensità carbonica. La proiezione dei consumi per il II trimestre descritta sopra porterebbe il calo delle emissioni nell’insieme del I semestre intorno al -15%.
  • Nel 2019 la stima preliminare ENEA quantifica le emissioni di CO2 in poco più di 320 Mt, in riduzione di circa l’1,5% rispetto ai livelli stimati per il 2018. Elemento determinante della riduzione è stata l’accelerazione del phase out del carbone nella termoelettrica, che ha portato da sola a una riduzione di circa 3 Mt. L’accelerazione è stata favorita dai bassi prezzi del gas naturale e dal rialzo del prezzo dei permessi di emissione. In calo anche le emissioni dei settori di impiego finale, ma in linea con i rispettivi cali dei consumi di energia. Nonostante il dato positivo dell’ultimo anno, il confronto con gli altri principali Paesi europei evidenzia che negli ultimi anni le emissioni di CO2 in Italia si sono ridotte meno, pur a fronte di una ripresa dell’economica decisamente più modesta.

Prezzi dell’energia in forte calo nella prima metà del 2020, verso nuovi minimi storici in linea con i mercati all’ingrosso

  • Nei primi mesi del 2020 il forte calo dei prezzi dell’energia sui mercati all’ingrosso provocato (o accentuato) dalla crisi sanitaria ha già prodotto effetti rilevanti sui prezzi dell’energia per i consumatori. Nella media del I semestre il prezzo dell’elettricità sul mercato tutelato sarà inferiore del 13% rispetto al II semestre 2019, quello del gas del 9%, a fronte di ribassi della componente materia prima del 26% per l’elettricità, del 12% per il gas. Questi ribassi non hanno però ancora recepito pienamente i cali dei prezzi all’ingrosso, che nel semestre è plausibile che saranno dell’ordine del 30% per l’elettricità, del 20% per il gas (ad aprile sono ai minimi storici sia il PUN sulla borsa elettrica sia il gas al PSV). In ogni caso, i ribassi dei prezzi all’ingrosso saranno frenati dal peso rilevante delle componenti diverse dalla materia prima: nel caso dell’elettricità il prezzo per il consumatore domestico tipo, che un anno fa era al massimo storico, è tornato da aprile sui minimi decennali (del 2011), ma con un costo della materia prima di 3,8 c€/kWh contro gli 8,7 del I trimestre 2011 (-56%). Questo perché le altre componenti, imposte escluse, sono più che raddoppiate.

Conseguenze del crollo della domanda elettrica per la gestione in sicurezza del sistema elettrico

  • Il significativo calo della domanda elettrica legato alla pandemia ha già avuto un impatto rilevante sul mercato elettrico, con una riduzione della generazione termoelettrica. La presenza nel mix energetico di una quota predominante di generazione non convenzionale (che ad aprile in alcune ore ha superato il 70% della generazione totale) ha conseguenze sulla gestione in sicurezza del sistema elettrico. La pronta disponibilità e flessibilità delle centrali convenzionali, quando richiesta dal gestore del sistema, rende comunque possibile mantenere il sistema in condizioni di sicurezza, pur a fronte di costi più elevati nel mercato dei servizi del dispacciamento.
  • Sembra però significativo il calo della produzione oraria media eolica (oltre 2 GW) nelle ore centrali della giornata registrato nelle prime due settimane di aprile (confrontate con le prime due settimane di marzo), che induce a ritenere che sia stato necessario tagliare parte di questa produzione intermittente per lasciare spazio al termoelettrico, necessario alla sicurezza del sistema. Anche gli scambi con l’estero ne hanno risentito, anche in questo caso per la necessità di mantenere un numero maggiore di impianti convenzionali in produzione.

Indice ISPRED in calo per il quarto anno consecutivo (-8%), penalizzato dai prezzi e dalla lenta crescita delle rinnovabili

  • A fine 2019 l’indice ISPRED è sugli stessi livelli di fine 2018, grazie ai due miglioramenti trimestrali consecutivi nella seconda metà dell’anno, che lo hanno fatto risalire dai minimi della serie storica (dal 2008) toccati a metà 2019. Nella media del 2019 l’ISPRED risulta però in calo per il quarto anno consecutivo (-8%), penalizzato delle componenti decarbonizzazione (-7%) e prezzi (-14%), le stesse componenti che hanno spinto il miglioramento dell’indice nella seconda metà dell’anno.
  • Il peggioramento della dimensione decarbonizzazione in media d’anno è dovuto da un lato al fatto che il calo delle emissioni di CO2 del settore elettrico non è stato sufficiente a spostare il trend di lungo periodo sulla traiettoria coerente con gli obiettivi, da un altro lato al fatto che la crescita delle fonti rinnovabili (quota sui consumi di energia ferma a poco più del 18%) si è ulteriormente allontanata dalla traiettoria coerente con gli obiettivi al 2030.
  • Il peggioramento della dimensione prezzi in media d’anno sconta per un verso i prezzi più elevati dell’anno precedente, sia per l’elettricità sia per il gas naturale, nonostante la favorevole situazione dei mercati all’ingrosso (-33% il gas al PSV, -15% il PUN), per un altro verso il peggioramento relativo della posizione italiana rispetto alla media UE nel caso dei prezzi del gas. È invece migliorata la posizione relativa italiana nel caso dei prezzi dell’elettricità, che restano però tra i più alti d’Europa. Nella seconda metà dell’anno i cali dei prezzi all’ingrosso si sono progressivamente trasmessi sui prezzi al dettaglio, riportando l’indice su una traiettoria di miglioramento, ma il peso delle altre componenti del prezzo finale ha comunque limitato i ribassi.
  • Complessivamente la dimensione sicurezza dell’ISPRED presenta una variazione contenuta rispetto al 2018 (-3%), ma con variazioni differenziate tra i diversi mercati e segmenti della supply chain. Nel sistema petrolifero sono aumentate le importazioni di greggio nonostante il calo dei consumi, perché è calata la produzione interna. Si segnala però la tenuta della raffinazione italiana in un contesto di mercato non favorevole. Il sistema del gas naturale ha invece beneficiato delle condizioni prevalenti sui mercati internazionali, dove l’eccesso di offerta di GNL ha portato ai massimi le importazioni italiane, migliorando gli indicatori di diversificazione e di stabilità media dei fornitori (il GNL è divenuto la seconda fonte di import dopo la Russia). Infine nel sistema elettrico si segnala il calo dei margini di adeguatezza, causato dalla riduzione delle importazioni di elettricità (un dato che negli anni a venire potrebbe consolidarsi), mentre riguardo alla gestione del sistema è di rilievo l’ulteriore aumento dei volumi e dei costi dei servizi di dispacciamento.

Peggiorata la posizione competitiva dell’Italia negli scambi internazionali delle tecnologie energetiche low-carbon

Questo numero dell’Analisi trimestrale torna ad analizzare la situazione della competitività dell’Italia negli scambi internazionali delle tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio (fotovoltaico, veicoli elettrici e ibridi, accumulatori, solare termico, eolico). Dal 2015 al 2019 il saldo normalizzato italiano evidenzia una sempre maggiore dipendenza dalle importazioni: a fine 2019 l’indicatore si è collocato a –0,53, dunque un valore negativo piuttosto elevato. Particolarmente critico appare il posizionamento nella mobilità a basse emissioni (–0,97 per veicoli ibridi, –0,89 quelli elettrici), con un saldo negativo di 1,53 miliardi di dollari, un valore tale da incidere anche sulla bilancia commerciale del Paese. Parimenti, l’indice di vantaggio comparato rivelato, che misura il grado di specializzazione delle esportazioni, segna un valore di gran lunga inferiore a 1, in costante peggioramento dal 2012.

 

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