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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano - Anno 2020

Cartina dell'Italia con la rete energetica

SINTESI DEI CONTENUTI

Gli effetti senza precedenti della pandemia sul sistema economico ed energetico globale

La pandemia di Covid-19 ha travolto il sistema economico globale in una misura e con una velocità senza precedenti. Se all’inizio del 2020 il Fondo Monetario Internazionale stimava per l’anno una crescita globale di poco superiore al 3%, nel giro di poche settimane ha poi rivisto progressivamente al ribasso le previsioni, fino a ipotizzare una contrazione superiore al 5%. Nonostante la ripresa maggiore delle aspettative nella seconda parte dell’anno, tanto che l’ultima previsione FMI (di gennaio 2021) stima per il 2020 una contrazione del 3,5%, si tratta comunque di una recessione che “non ha precedenti”, incomparabile con quella legata alla crisi finanziaria del 2009, quando la flessione fu dello 0,1%. L’economia europea è stata colpita dalla pandemia anche più pesantemente, con una caduta del PIL della zona euro del 7%, mentre in Italia il calo è stato dell’8,8% (maggiore di quello tedesco ma in linea con quello francese e minore di quello spagnolo e britannico), il calo maggiore mai registrato dal dopoguerra.

Sui mercati dell’energia, la ripresa della seconda metà dell’anno ha attenuato l’impatto della crisi sulla domanda di gas naturale, la cui contrazione potrebbe limitarsi a poco più dell’1% sull’anno precedente, tanto che a fine anno i prezzi del gas sono risaliti dai minimi storici di metà anno fino ai livelli di fine 2019. Più incerta è stata la ripresa dei consumi petroliferi, che secondo i dati più recenti dovrebbero essersi contratti di circa 9 Mb/g su base annua (-9% circa, dunque più del -7% registrato nel 2009). Anche nel caso del petrolio l’eccesso di offerta ha determinato un crollo dei prezzi fino a minimi storici, ma la risalita successiva deve confrontarsi con una domanda di greggio che nel 2021 non dovrebbe ancora ritornare sui livelli pre-crisi.

Nel 2020 calo record in tempo di pace per fabbisogno di energia ed emissioni di CO2, in conseguenza del crollo del PIL, della produzione industriale e della mobilità

  • Nel 2020 i consumi di energia primaria sono stimati in calo del 10% rispetto al 2019. Si tratta del calo maggiore registrato in tempi di pace, superato solo dai cali del 1943-44, mentre nell’anno della crisi del 2009 la domanda di energia si ridusse del 5,7%, in perfetto allineamento con la caduta del PIL. Per trovare un livello di consumi di energia inferiore ai 154 Mtep del 2020 bisogna risalire al 1987.
  • Nell’anno appena trascorso il calo dei consumi di energia primaria si è concentrato in particolare nel II trimestre (-20% tendenziale), ma nonostante il rimbalzo congiunturale del III trimestre, per l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia, in termini tendenziali anche il III e IV trimestre hanno fatto registrare variazioni negative (-6% circa), con un nuovo peggioramento nell’ultimo trimestre dell’anno, nascosto dal fatto che il clima più rigido ha spinto i consumi di gas per il riscaldamento, ridimensionando il calo complessivo della domanda di energia, che sarebbe altrimenti risultato più marcato.
  • La caduta dei consumi di energia del 2020 risulta significativamente maggiore di quello dell’insieme dei principali driver dei consumi energetici, PIL (-8,8%), produzione industriale (-11%), clima (più mite nel I trimestre, più rigido nel IV) e prezzi dell’energia (in calo), sintetizzati nel superindice ENEA, in calo dell’8% su base annua. Questo fatto è spiegato in primo luogo dalla riduzione particolarmente accentuata della mobilità privata e dei volumi di traffico (sia stradale che aereo), molto maggiore di quella dell’attività economica. La caduta dei consumi di energetici, maggiore di quella del PIL, ha portato a una riduzione dell’1% dell’intensità energetica del PIL, una variazione in linea con la media degli ultimi dieci anni. Anche in un anno di parziale disaccoppiamento tra consumi di energia e attività economica la riduzione dell’intensità energetica è rimasta comunque su valori molto inferiori a quelli coerenti con le strategie italiane (PNIEC e Strategia di lungo termine), che prevedono cali medi annui dell’intensità energetica superiori al 2%.

Il 60% della riduzione dei consumi di energia primaria è dovuto al petrolio, per il crollo dei volumi di traffico stradale ed aereo. Quota di fossili ai minimi dal 1961, ma gas naturale prima fonte

  • In termini di fonti il calo di oltre 16 Mtep di energia primaria rispetto al 2019 è imputabile in primo luogo al petrolio, in riduzione di quasi il 18% sul 2019 (-10 Mtep), a causa del crollo della mobilità stradale ed aerea. Per ritrovare un valore inferiore ai 48 Mtep di consumi petroliferi del 2020 bisogna risalire alla metà degli anni sessanta, cioè alla metà del decennio della diffusione della motorizzazione di massa.
  • I consumi di gas si sono invece ridotti del 5,6% rispetto all’anno precedente (-3,4 Mtep), sia per il minore ricorso nella generazione termoelettrica (-5%), sia per la minore domanda di gas negli usi diretti. Ancora in forte riduzione i consumi di combustibili solidi, di oltre il 20% rispetto all’anno precedente, e le importazioni nette di elettricità, -1,3 Mtep rispetto ai livelli del 2019 (-13%). Solo le rinnovabili risultano in marginale aumento: escludendo le termiche (il cui andamento segue quello dei gradi giorno riscaldamento), la crescita delle rinnovabili elettriche è dell’1%.
  • Il calo particolarmente accentuato delle fonti fossili (petrolio e carbone in particolare) ha determinato una significativa riduzione della quota di fossili nel mix energetico, nel 2020 stimata pari a circa il 72%, due punti in meno rispetto al 2019 e nuovo minimo storico (dal 1961), inferiore al 73% del 2014. Il crollo dei consumi di petrolio ha poi rafforzato la posizione del gas naturale come prima fonte del paese (con una quota del 37,4%, nuovo massimo storico sebbene in valore assoluto i consumi di gas siano stati inferiori di 14 Mtep rispetto al picco del 2005), ben sei punti percentuali in più rispetto al peso del petrolio.
  • I consumi da fonti rinnovabili sono stati pari nel 2020 a circa 22 Mtep, in crescita di oltre l’1% rispetto al 2019, grazie al modesto aumento delle FER elettriche.

Consumi finali in calo del 10%, per 4/5 a causa del crollo dei consumi di prodotti petroliferi (-10 Mtep)

  • I consumi finali di energia nel 2020 sono stimati in calo del 10% rispetto al 2019; circa l’80% di questo calo è legato alla contrazione dei consumi di prodotti petroliferi nei trasporti (scesi a 43 Mtep, -10 sul 2019). In calo significativo, ma molto meno accentuato, anche i consumi di elettricità e gas (complessivamente oltre 2,5 Mtep in meno rispetto all’anno precedente) nell’industria e civile, in particolare per la contrazione dell’attività economica nel settore terziario. Anche nel caso dei consumi dei settori di uso finale dell’energia per ritrovare consumi inferiori bisogna risalire al 1987.
  • La richiesta di energia elettrica è diminuita nel 2020 di quasi 17 TWh rispetto al 2019 (-5,3%). Il calo è stato particolarmente marcato tra marzo ed aprile, quando la chiusura delle attività produttive ha ridotto i consumi elettrici industriali in percentuali dell’ordine del 30% su base annua. Con il progressivo allentamento delle misure e la ripartenza di molte attività produttive la riduzione tendenziale è andata progressivamente attenuandosi, dal -14% del II trimestre al -2,5% del III e al -0,4% del IV, quando la domanda dell’industria è risultata in aumento tendenziale sia a novembre sia soprattutto a dicembre. Sebbene a fine anno i consumi elettrici siano tornati al di sotto del livello del 2001, nel 2020 si è registrato un significativo incremento della elettrificazione del sistema energetico, cioè della quota di consumi finali di energia coperti da energia elettrica, che si è avvicinata al 21%, nuovo massimo storico, grazie al fatto che i consumi totali di energia sono diminuiti del doppio.

Per le emissioni di CO2 calo del 12%, per il 70% legato alla caduta del PIL, per il 30% a fattori “virtuosi”

  • Anche per le emissioni di CO2 del sistema energetico nazionale si stima nel 2020 un calo record, pari a circa il 12% (-38 MtCO2) rispetto al 2019, un calo maggiore di quello dei consumi di energia primaria (-10%), perché il calo dei consumi si è concentrato sulle fonti fossili, e tra queste su quelle a maggiore intensità carbonica, in primo luogo il carbone in secondo luogo il petrolio. Con il crollo del 2020, maggiore anche della riduzione registrata nel 2009 (-10%), le emissioni del sistema energetico italiano risultano a fine anno inferiori di quasi il 40% rispetto ai livelli del 2005, con un balzo di circa otto punti percentuali rispetto a un anno prima.
  • Il calo delle emissioni del 2020 è da ricondurre ai settori della generazione elettrica, che ha contribuito per circa un terzo al dato complessivo, e più ancora a quello dei trasporti (-20% circa le emissioni del settore), che spiega oltre la metà della riduzione totale delle emissioni.

Indice della transizione energetica in forte aumento sull’anno prima (+38%), grazie ai notevoli miglioramento su prezzi (+80%) e decarbonizzazione (+40%). In peggioramento la sicurezza energetica

  • Il crollo dei consumi di energia e delle emissioni di CO2 ha portato a un forte miglioramento dell’indice della transizione energetica ISPRED (+40% su base annua), grazie a un balzo avvenuto però soprattutto nella prima metà dell’anno.
  • Sul fronte della decarbonizzazione il miglioramento degli indicatori inclusi nell’ISPRED (+40%) riflette da un lato il definitivo raggiungimento degli obiettivi 2020, peraltro già scontato, da un altro alto l’aumento della pendenza della traiettoria di lungo periodo di riduzione delle emissioni. D’altra parte, l’innalzamento dell’ambizione degli obiettivi al 2030 deciso a livello UE a fine anno fa sì che questa traiettoria resti tuttora non in linea con gli obiettivi, in modo ancora particolarmente evidente nel caso dei settori non-ETS. Questo anche perché resta comunque da valutare in che misura, una volta superate le condizioni eccezionali del 2020, la traiettoria emissiva possa tornare ad allontanarsi ancor più dagli obiettivi. In effetti circa i 3/4 della riduzione delle emissioni del 2020 è imputabile al congiuntura economica, solo 1/4 a componenti strutturali come la riduzione dell’intensità energetica dell’economia e dell’intensità carbonica dell’energia. Inoltre i dati dell’ultimo decennio evidenziano come queste due intensità abbiano registrato riduzioni maggiori negli anni di crisi economica, all’incirca doppie di quelle registrate negli anni di crescita del PIL.
  • Grazie alla riduzione dei consumi energetici totali la quota di FER sui consumi finali è stimata per il 2020 pari a circa il 20%, in aumento rispetto ai livelli del 2019 di circa due punti percentuali. E’ dunque definitivamente raggiunto il target UE per il 2020 (17%). D’altra parte, se i consumi totali fossero rimasti sui livelli dell’anno precedente la quota di FER sarebbe rimasta di poco superiore al 18,1% del 2019, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito nel PNIEC per il 2030 (30%) resta lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target che risulterà dal recente innalzamento degli obiettivi climatici in sede europea. Il 2020 ha infatti segnato un nuovo rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030.

Prezzi dell’energia in forte calo nel 2020. Segni di ripresa nell’ultima parte dell’anno

  • Il forte calo dei prezzi delle commodity energetiche sui mercati internazionali, in particolare nella prima parte dell’anno, ha prodotto notevoli effetti sui mercati italiani dell’energia. Sulla borsa elettrica il PUN è sceso al minimo storico (38 €/MWh la media annua), nonostante la forte risalita dell’ultima parte dell’anno, ed è sceso al minimo storico anche il differenziale positivo con il prezzo all’ingrosso tedesco. Andamento simile ha avuto il prezzo del gas, ai minimi storici a metà anno, poi in rapida ripresa, ma anche qui è notevole la riduzione del differenziale tra PSV e TTF, in media d’anno ancora superiore a 1€/MWh, ma a fine anno oscillante intorno allo zero.
  • I prezzi dell’energia per i consumatori italiani, con riduzioni generalizzate sia per le imprese sia per le famiglie. I prezzi dell’energia elettrica per le imprese nel 2020 sono diminuiti del 15% circa per tutte le fasce di consumo, e in media d’anno si sono collocati intorno ai valori minimi del decennio. Inoltre, secondo dati ancora parziali il calo dei prezzi in Italia sembra essere stato maggiore di quello registrato in media nel resto dell’UE, con la conseguenza che si è ridotto il differenziale positivo tra i prezzi italiani e quelli europei, anch’esso ai minimi decennali (e divenuto negativo per le imprese più grandi). Nel caso dei consumatori domestici la riduzione del prezzo in Italia è stata dell’ordine del 10%, e anche in questo i dati parziali sembrano indicare un calo maggiore di quello registrato nella media UE.
  • Uno degli effetti della riduzione del costo della materia energia è che per un’impresa in fascia di consumo medio-bassa l’incidenza della componente variabile sul costo totale dell’elettricità scende ad appena un terzo, anche perché la sola componente della bolletta elettrica che nel 2020 non ha sperimentato una riduzione è il prezzo del dispacciamento, elemento riconducibile all’aumento dei costi del mantenimento dell’equilibrio del sistema.
  • Il prezzo gas per le imprese ha subito cali superiori al 20%, con valori vicini ai minimi decennali, soprattutto per le imprese più grandi, e anche qui i dati parziali sembrano indicare un calo maggiore di quello della media UE. A partire dalla fine dell’estate l’aumento del prezzo del gas sui mercati internazionali si è però riflesso in una rapida risalita del costo della bolletta nel IV trimestre, sia per le utenze industriali che per quelle domestiche.
  • Gli indicatori relativi ai prezzi dell’energia nell’ISPRED rilevano questi fenomeni, registrando un notevole miglioramento complessivo nel valore medio su base annua (+80% rispetto al 2019), con valori sui massimi della serie storica per tutti gli indicatori, con l’unica eccezione di quello relativo al prezzo dell’elettricità per le famiglie.

In aumento la dipendenza dall’estero per l’acquisizione di prodotti funzionali alla riduzione delle emissioni climalteranti

  • A fronte della riduzione delle importazioni totali di merci da parte dell’economia italiana (-14%), dovuta al rallentamento della domanda interna, la dinamica commerciale nel segmento delle tecnologie low-carbon non sembra conoscere tentennamenti, con un ulteriore aumento delle importazioni (stimate superiori ai 2 miliardi euro, +27% rispetto al 2019), e un crescente disavanzo commerciale (salito a circa 1,1 miliardi di euro, +60% sul 2019). La fetta più rilevante delle importazioni è riconducibile alla domanda di mobilità verde, che nell’ultimo anno è giunta a rappresentare oltre la metà delle importazioni low-carbon, da circa 1/3 nel 2019. Tra le notizie positive, il 2020 è stato comunque l’anno del raggiungimento del pareggio commerciale nel comparto fotovoltaico, mentre sembrerebbero in essere segni di aumento delle esportazioni di veicoli ibridi PHEV, nonostante si tratti ancora di numeri modesti se posti in rapporto al valore monetario dell’import.

In peggioramento gli indicatori di sicurezza relativi a raffinazione e sistema elettrico, migliora la sicurezza del sistema gas

  • A fronte dei notevoli miglioramenti nelle componenti prezzi e decarbonizzazione dell’indice della transizione ISPRED, nel 2020 risulta complessivamente in leggero peggioramento l’indice che sintetizza la componente sicurezza energetica (-2%), sebbene questo dato sia la risultante di impatti molto differenti sui diversi aspetti che caratterizzano la sicurezza del sistema. In particolare, peggioramenti notevoli degli indicatori hanno riguardato la raffinazione, che ha sofferto un forte calo dell’utilizzo degli impianti, sceso sui minimi decennali, e margini in territorio negativo ininterrottamente dal II trimestre dell’anno. Sono poi emerse con particolare forza le potenziali vulnerabilità del settore elettrico, destinato per di più ad acquisire sempre maggiore centralità nel corso della transizione energetica. Il sistema elettrico è venuto a trovarsi improvvisamente in una condizione prossima a quella che dovrebbe realizzarsi entro il 2030 con il percorso di decarbonizzazione, trovandosi a dover gestire nuovi massimi storici della quota di generazione rinnovabile non programmabile (20% su base mensile a maggio, oltre il 70% su base oraria), con probabile necessità di taglio della produzione eolica in alcuni periodi e con impatto significativo sui costi della gestione in sicurezza del sistema (i costi dei servizi di dispacciamento hanno superato i 2 miliardi di euro). Inoltre, in questo contesto perdura la situazione di scarsità di generazione programmabile e flessibile, con la possibilità di margini di riserva negativi nel caso di indisponibilità delle importazioni.
  • All’opposto sono invece in sostanziale miglioramento gli indicatori relativi al sistema del gas naturale, perché il calo dei consumi ha comportato un più elevato margine di capacità rispetto al picco di domanda. Inoltre, l’entrata in funzione del gasdotto TAP ha per un verso migliorato la sicurezza degli approvvigionamenti, come misurata dalla regola europea N-1, dall’altro favorito il notevole avvicinamento del prezzo all’ingrosso italiano (PSV) e quello del principale hub europeo (TTF), fino a valori negativi del differenziale a fine anno.
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