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Analisi trimestrale del sistema energetico italiano I trimestre 2021

Cartina dell'Italia con la rete energetica

SINTESI DEI CONTENUTI

Nei primi mesi del 2021 la ripresa dell’economia globale (+6% la più recente previsione del FMI per l’intero anno), favorita dall’accelerazione delle vaccinazioni Covid-19 e da stimoli fiscali di dimensioni senza precedenti, ha indotto un rimbalzo della domanda globale di energia, che nel 2021 è prevista in aumento del 4,6% nel 2021 (fonte IEA), più che compensando la contrazione del 4% nel 2020. (ma non nelle economie avanzate, dove la domanda resterà al di sotto dei livelli pre-Covid). In particolare, i consumi petroliferi dovrebbero a fine anno riavvicinarsi ai 100 Mb/g, anche se in media d’anno il recupero sarebbe pari a poco più di 5 Mb/g (rispetto ai quasi 9 Mb/g persi nel 2020). Questo dato, soprattutto perché combinato con il rimbalzo particolarmente forte atteso per i consumi di carbone, dovrebbe comportare una forte ripresa delle emissioni globali di CO2, compensando buona parte del calo registrato nel 2020.

In Italia consumi di energia primaria in ripresa tendenziale (+1,5%) in linea con i driver economici e climatici. Si profila per l’anno un recupero di almeno 1/3 dei consumi persi nel 2020

  • Secondo le stime ENEA nel I trimestre 2021 i consumi di energia primaria sono stati pari a circa 43 Mtep, in aumento dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Su base mensile i consumi sono stati inferiori al 2020 a gennaio e febbraio (-4% circa), ampiamente superiori a marzo (+15%), primo mese dello scorso anno ad essere penalizzato dalla emergenza sanitaria. La ripresa di inizio 2021 interrompe la serie di variazioni negative del 2020: dopo il crollo del II trimestre (oltre il 20% in meno sul II trimestre 2019), nella seconda metà dell’anno si erano registrati cali di circa il 6%.
  • Nel confronto con il 2019 (pre-covid) i consumi del I trimestre 2021 sono ancora inferiori del 5%, ma la differenza è quasi completamente riconducibile al petrolio, oggi inferiore di circa il 20%. Il calo del carbone, sebbene significativo in termini relativi (-10% circa), in termini assoluti equivale a 1/10 del calo dei consumi petroliferi, mentre la leggera riduzione del gas naturale è spiegabile con il diverso clima dei due anni.
  • Nei primi tre mesi del 2021 la domanda di energia è aumentata nonostante una variazione ancora negativa del prodotto interno lordo (-1,4% rispetto al I trimestre 2020). D’altra parte negli stessi mesi è risultata in forte ripresa la produzione industriale (+8%), in particolare quella dei beni più energivori, e a sostenere i consumi ha contribuito anche il clima più rigido di gennaio e febbraio. Nel complesso l’aumento della domanda di energia è dunque sostanzialmente in linea con quello dell’indice che sintetizza l’andamento dei principali driver dei consumi energetici.
  • Sulla base di questi dati, di dati parziali di aprile e di ipotesi conservative sui mesi a venire, al momento è molto probabile una forte crescita dei consumi (anche a due cifre) nel II trimestre dell’anno. Per l’insieme del 2021, al momento sembra invece plausibile uno scenario di rimbalzo dopo il crollo del 2020, in una misura non molto inferiore a quella del previsto rimbalzo del PIL (+4,5% secondo il Documento di Economia e Finanza di aprile 2021). Rispetto al 2019 il recupero sarebbe comunque inferiore alla metà dei consumi di energia persi nel 2020. Il rimbalzo potrebbe però risultare anche maggiore laddove si realizzasse un più sostanziale recupero della mobilità, e quindi dei consumi petroliferi, verso i valori pre-crisi.
  • In termini di fonti, a fronte del calo della domanda di petrolio (-9% tendenziale, -1,2 Mtep) sono in aumento tutte le altre fonti: gas naturale (+1 Mtep, +5%), fonti rinnovabili (+0,4 Mtep, +5%), importazioni nette di elettricità (+0,15 Mtep, +6%). Tornano a risalire anche i consumi di carbone (+17% secondo dati parziali), che restano comunque ben al di sotto del I trimestre 2019.
  • La variazione dei consumi dei settori di uso finale è in linea con quella dei consumi di energia primaria (+1,4% rispetto al I trimestre 2020, ma con differenze molto rilevanti tra i settori. La minore domanda di energia nei trasporti (-0,7 Mtep tendenziale), dove la mobilità resta su valori molto inferiori a quelli pre-covid, è stata più che compensata dai maggiori consumi dell’industria e del civile (complessivamente +1 Mtep), oltre che degli usi non energetici.
  • La richiesta di energia elettrica è cresciuta del 2,2% rispetto al I trimestre 2020 (+1,7 TWh): le peraltro contenute variazioni negative di gennaio e febbraio sono state più che compensate dal forte aumento di marzo (+12%). Il calo dei consumi elettrici rispetto ai livelli pre-covid si conferma molto contenuto: la differenza rispetto al I trimestre 2019 è infatti del -2%, dopo i modesti cali tendenziali registrati già nel III e IV trimestre 2020 (-2,5% e -0,4% rispettivamente). Di particolare rilievo è la tenuta dei consumi industriali. Dal lato della produzione, nel I trimestre è aumentata la generazione da gas naturale (+3%) e notevole ripresa ha riguardato anche il carbone (+10% circa, dati parziali), che resta comunque molto al di sotto dei livelli 2019. La generazione elettrica da FER è in aumento del 6%, grazie in gran parte all’idroelettrica (+1,4 TWh, +16% tendenziale) e in misura minore all’eolico (+0,4 TWh, +7%), mentre si è ridotta la produzione da solare fotovoltaico (-4%).

Si ferma il calo delle emissioni di CO2, che sono sui livelli di un anno fa

  • Le emissioni di CO2 del sistema energetico italiano sono stimate sui livelli dello stesso periodo dello scorso anno (con un incremento marginale). Il relativo disaccoppiamento con la crescita dei consumi di energia è dovuto al fatto che buona parte della crescita dei consumi di fonti fossili è imputabile al gas, meno carbon intensive rispetto al petrolio, che è ancora in forte riduzione. Risultano ancora negative le variazioni tendenziali delle emissioni dei settori trasporti e generazione elettrica (-4% circa sul I trimestre 2020), che restano inferiori del 20% circa rispetto al I trimestre 2019. Le emissioni dei settori industria e civile sono invece in aumento tendenziale sul 2020, e rispetto al 2019 sono su livelli simili (il civile) o maggiori (l’industria).

Con la ripresa dei consumi e l’innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni forte peggioramento congiunturale dell’indice della transizione energetica, che resta comunque in leggero miglioramento rispetto a un anno fa

  • Dopo il forte miglioramento registrato nel 2020, nel I trimestre 2021 si registra un nuovo forte peggioramento dell’indice della transizione energetica ISPRED, in calo del 18% rispetto al IV trimestre 2020, e ora su valori non di molto superiori a inizio 2020 (+4%) e inferiori alla soglia di 0,5 che demarca una situazione di miglioramento (o peggioramento) relativo rispetto all’orizzonte temporale analizzato (dal 2008 ad oggi).
  • La ragione principale del calo dell’ISPRED sta nel peggioramento delle prospettive relative alla decarbonizzazione: la ripresa dei consumi di energia, tornati a salire nel momento in cui è tornato positivo l’impulso proveniente dai driver, e lo stop alla caduta delle emissioni di CO2, insieme al notevole innalzamento dell’ambizione degli obiettivi al 2030 deciso in sede UE a fine 2020 (con la fissazione di un target del -55% rispetto al 1990), hanno comportato un nuovo sostanziale allontanamento della traiettoria di decarbonizzazione da quella coerente con gli obiettivi. E anche la traiettoria di crescita delle fonti rinnovabili è divenuta ora ancora più incoerente con la traiettoria definita dal nuovo obiettivo europeo (fonti rinnovabili pari ad almeno il 38% dei consumi).
  • Anche nelle altre dimensioni dell’ISPRED si registrano variazioni negative, sebbene più contenute, forse a primo parziale segnale di consolidamento degli effetti della crisi del 2020, che erano stati positivi per i prezzi dell’energia, negativi per alcuni aspetti di sicurezza energetica.
  • Dal lato della sicurezza energetica si tratta di un segnale prevalentemente negativo, perché si confermano sia la fase di forte criticità della raffinazione (con margini negativi anche nel I trimestre 2021, per il quarto trimestre consecutivo) sia il trend di crescita dei costi della gestione in sicurezza del sistema elettrico, che anche nel I trimestre 2021 sono rimasti sui massimi storici. Restano sui massimi storici i picchi di massima penetrazione oraria delle fonti intermittenti. In parallelo, con l’aumento della domanda rischiano di ripetersi situazioni di problemi di adeguatezza, con margini di riserva ridottissimi nei momenti di scarsa disponibilità di importazioni.
  • Il contenuto peggioramento dell’indice sintetico che rappresenta la dimensione dei prezzi dell’energia in Italiani è invece un segnale prevalentemente positivo, perché sembra confermarsi il miglioramento registrato nel 2020, con la riduzione del differenziale positivo dei prezzi di elettricità e gas italiani rispetto ai prezzi europei, sia nei prezzi all’ingrosso sia nei prezzi al dettaglio.

Si conferma la difficile situazione competitiva dell’economia italiana nelle tecnologie low-carbon

  • I dati più aggiornati sulla dinamica innovativa nell’ambito delle tecnologie low-carbon mostrano che l’Italia si colloca in una posizione di retrovia a fronte dei diffusi progressi registrati dai principali paesi europei. I dati di brevetto mostrano come tanto per molte piccole economie del Nord Europa (Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Austria, Belgio) quanto per i maggiori paesi (Germania, Francia e Spagna) si vada consolidando la specializzazione tecnologica nelle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e in alcuni casi (Austria, Svezia, Germania e Francia) si vada affermando una sempre più pronunciata specializzazione nelle auto elettriche, seguita da quella nelle batterie per la mobilità elettrica. L’Italia mantiene invece solo una salda specializzazione nel solare termico, mentre nella mobilità elettrica si segnala in particolare un accentuato svantaggio tecnologico nelle batterie: l’indice di specializzazione ha un valore di appena 0,6, che si confronta con un valore pari a 1,4 per la Germania e di 1,8 per Giappone e Corea, questi ultimi paesi capofila nell’innovazione del settore e con una significativa forte presenza anche a livello europeo.
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