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Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano - Anno 2023

Cartina dell'Italia con la rete energetica

SINTESI DEI CONTENUTI

Superata la crisi dei prezzi, ma gas ed elettricità ancora ben sopra le medie storiche. Consumi energia dell’Eurozona in calo di oltre il 3%, emissioni di CO2 del 6%. Fattori chiave il clima mite e la produzione industriale ai minimi trentennali

  • Nel 2023 le tensioni sui mercati dell’energia sono progressivamente rientrate. I prezzi del gas e dell’elettricità, sia all’ingrosso sia al dettaglio, hanno seguito un trend marcatamente ribassista (il gas -70% nel I semestre, -20% nel II, e cali simili ha avuto l’elettricità nelle borse elettriche europee). Fattori determinanti dell’inversione del trend sono stati, sul mercato del gas, la decisa contrazione della domanda (-10% sia nell’UE sia in Italia), sul mercato elettrico la debole domanda (-3% sia nell’UE sia in Italia) e la ripresa della produzione idroelettrica e nucleare.
  • Nonostante i cali registrati nel 2023 i livelli assoluti dei prezzi gas ed elettricità sono comunque rimasti su livelli storicamente elevati, tali da continuare a esercitare una pressione al contenimento della domanda: nel IV trimestre 2023 il prezzo del gas al TTF e al PSV è stato di oltre 40 €/MWh, quasi due volte le medie di lungo periodo pre-crisi 2022, il PUN italiano è stato pari a 124 €/MWh, oltre due volte le medie pre-crisi.
  • Fattori più importanti per il contenimento della domanda di energia del 2023 sono stati comunque il clima mite nei primi mesi dell’anno e la persistente fase di debolezza delle economie dell’area euro (crescita zero nella seconda metà dell’anno), penalizzate dalla loro esposizione elevata alla guerra in Ucraina (FMI, 2024), che ha frenato in particolare l'attività manifatturiera.
  • Grazie alla contrazione dei consumi di gas (che da agosto 2022 a novembre 2023 si sono ridotti di oltre il 17% rispetto alla media dei cinque anni precedenti, oltre il target del 15% fissato dal regolamento UE del 5 agosto 2022) e in misura minore di elettricità, il consumo di energia primaria dell’Eurozona è stimato nel 2023 in calo del 3,5% circa, con un calo anche maggiore delle emissioni di CO2 (-6% circa). La riduzione media annua necessaria per centrare l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 resta comunque di oltre il 6%, poco meno di quella media degli ultimi cinque anni.

In Italia energia primaria in calo di circa il 2,5%, per gran parte legato al calo della domanda di gas nel I trimestre. Nuova netta contrazione dell’intensità energetica ma in buona parte grazie all’inverno mite

  • I consumi italiani di energia primaria del 2023 sono stimati pari a circa 157 Mtep[1], in riduzione del 2,5% rispetto al 2022, minimo dal 1987 (con l’eccezione del 2020), circa 10 Mtep in meno rispetto alla media degli ultimi 10 anni (-6%). Vista la concomitante, seppur modesta, crescita dell’economia (+0,7%), per il secondo anno consecutivo si è dunque ridotta in una misura significativa l’intensità energetica dell’economia (-3%).
  • Diversamente dal 2022, quando da metà anno il calo della domanda di energia era stato maggiore di quello spiegabile con la dinamica dei suoi principali driver (PIL, produzione industriale, clima), nel 2023 questo virtuoso disaccoppiamento fra energia e driver sembra esserci stato solo nel I trimestre, quando la netta contrazione dei consumi di gas nel civile (-2 Mtep) è stata risultata maggiore di quella riconducibile con il clima più mite rispetto al 2022, presumibilmente per il persistere degli effetti dei prezzi del gas ancora elevati che hanno indotto cambiamenti comportamentali aiutando le misure di contenimento dei consumi.
  • Il calo della domanda di energia nel 2023, complessivamente superiore a 3,5 Mtep, è in effetti maturato in parte prevalente già nel I trimestre, quando l’energia primaria è diminuita di quasi 3 Mtep (-6,5%, -4 Mtep il gas, +1 Mtep l’import elettrico). Nei mesi seguenti il calo dei consumi è divenuto progressivamente più contenuto, fino alla variazione positiva del IV trimestre (+2,5%), quando i consumi di gas sono tornati ad aumentare spinti dal dicembre leggermente meno mite rispetto al 2022.
  • In termini di fonti il calo dei consumi di energia primaria è la risultante di contrazioni del gas naturale (-5,6 Mtep), carbone (-2,2 Mtep) e petrolio (-1 Mtep), compensate solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili (+3,3 Mtep) e da maggiori importazioni di elettricità (+1,8 Mtep), salite al massimo storico.

Nei settori di uso finale le contrazioni maggiori sono nel civile e nell’industria (-6%, dopo il -11% del 2022), dove la domanda di gas è ai minimi degli ultimi quindici anni. In aumento i consumi dei trasporti, tornati ai livelli 2019

  • In termini di settori di uso finale (-3% la variazione complessiva anno su anno), la maggiore contrazione dei consumi energetici si registra nell’industria (-6%). In particolare, la domanda industriale di gas del 2023 è scesa al di sotto del minimo degli ultimi quindici anni. Se nel 2022 il calo della domanda era stato conseguenza di fuel switch (per i prezzi record) e tagli alla produzione dei settori gas intensive, nel 2023 si stima che siano stati questi ultimi la causa prima del calo della domanda. La produzione industriale dei settori energivori, in Italia come anche in Germania, è infatti ai minimi degli ultimi trent’anni, con l’unica eccezione del 2020, e nel caso di settori come la chimica, la carta e la metallurgia i livelli produttivi del 2023 sono stati inferiori anche a quelli del 2020. Secondo la IEA, la delocalizzazione dell’industria europea in altre regioni dove il costo del gas è più basso rimane un grande fattore di rischio, ed è plausibile che più della metà della domanda industriale di gas persa dal 2022 non sarà recuperata (IEA, Medium-term gas market report, 2023).
  • Netto calo dei consumi anche nel settore civile (-5,5%), ma concentrato nel I trimestre per il citato calo dei consumi di gas per riscaldamento. Terzo aumento annuo consecutivo invece per i trasporti (+2%), i cui consumi energetici sono tornati al livello del 2019, spinti dall’aviazione, grazie alla ripresa del traffico passeggeri (+20%).

Netta flessione delle emissioni di CO2 (-8%) grazie al riaggiustamento del mix di generazione elettrica dopo gli eventi del 2022

  • La decisa flessione dei consumi di tutte e tre le fonti fossili ha determinato nel 2023 una significativa contrazione delle emissioni di CO2 (da combustione) del sistema energetico, -8% rispetto al 2022 (ben 25 Mt in meno). Più di 3/4 del calo si è registrato nei settori ETS (il 70% nella sola generazione elettrica), le cui emissioni sono stimate in calo del 16%, il resto è riconducibile alla contrazione dei consumi di gas nel settore civile (rientrante nei settori non-ETS, le cui emissioni sono stimate in calo del 3%).
  • Nel settore elettrico il mix di generazione è divenuto decisamente meno carbon intensive, perché l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è confermato fenomeno temporaneo (come previsto un anno fa). A produrre questo esito è stata una combinazione di eventi, per gran parte anch’essi non strutturali e quindi non ripetibili: il rimbalzo della produzione idroelettrica dal minimo storico del 2022 (+10 TWh), il persistere di prezzi elevati del gas (-25 TWh la produzione da gas), la fine del programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9 TWh) e olio combustibile, il massimo storico dell’import elettrico (+8 TWh), la buona performance di fotovoltaico ed eolico (+6 TWh, unico fattore strutturale, grazie alla crescita della capacità installata), giunti a coprire il 17,5% della domanda su base annua, nuovo massimo storico.
  • Anche la contrazione di consumi ed emissioni negli altri settori, civile e industria, è riconducibile a fattori prevalentemente non strutturali, come l’inverno più mite rispetto all’anno precedente, le scelte di risparmio energetico che sembrano però legate alla fase di persistenza di alti prezzi dell’energia, la performance profondamente negativa dell’industria energivora.

Migliora l’indice della transizione energetica ISPRED (+25%) ma la transizione italiana resta difficile: la riduzione della CO2 necessaria per il target 2030 resta vicina al 5% medio annuo, i prezzi dell’energia restano elevati e penalizzanti per l’industria

  • L’indice sintetico della transizione energetica ISPRED (Indice Sicurezza energetica PRezzi Energia Decarbonizzazione) ha comunque registrato nel 2023 un miglioramento significativo (+25%) rispetto al 2022, quando era crollato al minimo della serie storica (dal 2008), penalizzato dall’aumento delle emissioni e dai prezzi record dell’energia, in qualche modo funzionale a salvaguardare la Sicurezza del sistema in un anno critico. Nel 2023 si è invece assistito al superamento della crisi dei prezzi e al riaggiustamento dei fattori che avevano sostenuto le emissioni di CO2 pur in un contesto di consumi energetici in contrazione. Ne hanno beneficiato le componenti Decarbonizzazione e Prezzi dell’ISPRED.
  • Lato Decarbonizzazione, il valore dell’indicatore sintetico incluso nell’ISPRED risulta pressoché doppio rispetto ad un anno prima, ma resta tuttora sul terzo valore più basso della serie. Nonostante la flessione delle emissioni, infatti, per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55% (rispetto al 1990) la riduzione media annua necessaria nei prossimi sette anni resta di poco inferiore al 5%, un tasso più che doppio sia dell’1,9% medio annuo registrato negli ultimi dieci anni sia di quello che era necessario nel 2019 per raggiungere l’obiettivo allora fissato nel PNIEC.
  • Lato Prezzi dell’energia l’indicatore sintetico incluso nell’ISPRED risulta in miglioramento del 20%, ma anche in questo caso si tratta di una risalita dai minimi della serie storica raggiunti un anno fa. Per il consumatore domestico tipo nel 2023 il prezzo medio del gas è sceso del 27%, attestandosi a 93 c€/mc, quello dell’elettricità è sceso del 34%, attestandosi a 32,3 €/MWh. Rispetto alla media del quinquennio pre-2022 il prezzo del gas 2023 è però superiore del 24%, quello dell’elettricità del 60%. Per i consumatori non domestici, secondo stime preliminari ENEA il prezzo medio del gas è diminuito di un valore dell’ordine del 10%, quello dell’elettricità di un valore dell’ordine del 20%. Nel caso delle imprese il prezzo del gas 2023 resta più che doppio rispetto alla media del quinquennio pre-2022, quello dell’elettricità è invece superiore del 40% circa.
  • Sul fronte positivo va segnalato che, secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili per tutti i paesi UE, il premio del prezzo dell’energia elettrica pagato dalle imprese italiane, rispetto alla media UE, è sceso nel primo semestre 2023 al minimo della serie storica (+17% per la fascia di consumo 500-2000 MWh). Non è vero lo stesso per il prezzo del gas, ma in questo caso il premio del prezzo italiano sulla media UE è comunque più contenuto, inferiore al 10%.

In forte espansione la spesa pubblica globale in ricerca energetica nel triennio 2019-‘22, concentrata sulle tecnologie “abilitanti”. Ma stazionaria in Italia, dove aumenta su idrogeno e nucleare

  • Questo numero dell’analisi trimestrale include un Focus che analizza l’accentuata espansione della spesa pubblica in ricerca energetica a livello globale nel periodo 2019-2022 a cavallo della pandemia (+25%), illustrando la progressiva diversificazione che è andata caratterizzando l’investimento nelle tecnologie low-carbon, con una crescita di rilevanza delle tecnologie “abilitanti”. Si segnala il consolidamento della forte crescita della spesa in efficienza energetica (quasi un quarto della spesa pubblica totale in ricerca energetica) e un rallentamento della spesa relativa alle rinnovabili. E’ invece quadruplicata la spesa nelle tecnologie dell’idrogeno, concentrata nell’area europea, che ora rappresenta il 13% della spesa pubblica globale in ricerca energetica (come le rinnovabili), e crescita significativa si registra anche per le tecnologie relative alla conversione, trasmissione e stoccaggio dell’energia, soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone. In Europa si segnala il più che raddoppio della spesa pubblica in ricerca energetica in Francia, con una crescita molto maggiore di quella tedesca.
  • Risulta invece assai ridotta (+0,6%) la crescita della spesa pubblica in ricerca energetica in Italia (fino al 2021, anno di più recente disponibilità dei dati), con aumenti circoscritti ai settori dell’idrogeno (+160% circa), del nucleare (+40% circa) e delle tecnologie di conversione, trasmissione e stoccaggio dell’energia (+16%), mentre particolarmente critico appare l’arretramento della spesa in ricerca nel settore dell’efficienza energetica (-12%).

 

[1] La stima dei consumi di energia primaria risente della metodologia statistica utilizzata, e in particolare della convenzione adottata per la valorizzazione dell’elettricità da fonti rinnovabili. La serie storica dei consumi di energia primaria è qui ricostruita utilizzando il cosiddetto “partial substitution method” (l’ammontare di energia che sarebbe necessaria per produrre la stessa quantità di elettricità con impianti termoelettrici convenzionali), metodo utilizzato per i bilanci energetici pubblicati fino al 2018 dal Ministero ambiente e sicurezza energetica. Con il metodo alternativo del “physical energy content” (N.B.: utilizzato per i bilanci Eurostat) l’equivalente in energia primaria dell’elettricità rinnovabile risulta minore, e anche la variazione negativa dell’energia primaria totale risulta leggermente minore.

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