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Lettura dinamica delle relazioni tra territorio, insediamenti umani ed utilizzo delle risorse naturali: sistematizzazione e riproposizione in chiave innovativa delle conoscenze e tecniche tradizionali

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Tipo di pubblicazione : VOLUME

A cura di: Pietro Laureano, Massimiliano Burgi, Massimo Iannetta, Giovanni Quaranta

Editore: ENEA

pp. 128, 2006

ISBN: 88-8286-146-5

Prezzo: gratuito

ABSTRACT

La Puglia e la Basilicata mostrano uno tra i più antichi tentativi di controllo e sfruttamento del territorio della penisola italiana in relazione alla gestione degli apporti idrici. Lo studio dei villaggi neolitici della Daunia e delle Murge, caratterizzati da molteplici serie di trincee circolari o a forma di mezzaluna, ha dimostrato che si trattava di drenaggi per bonificare e rendere utilizzabile il terreno. Le condizioni di umidità hanno richiesto lo scavo dei fossati per regolare l’eccesso d’acqua.

Anche nelle epoche successive la carenza di acqua, assente completamente in fiumi o in falde, e presente solo in piogge violente e concentrate, ha reso indispensabili le pratiche di raccolta meteorica e di conservazione sotterranea. Le cavità, i fossati e i pozzi-cisterna sono diventate lo strumento di produzione e di raccolta dei flussi idrici.

I Sassi di Matera costituiscono un esempio straordinario di tecniche di captazione idrica, di organizzazione dei pendii e di gestione dell’energia passiva. E anche un laboratorio proficuo per la riproposizione innovativa di queste tecniche sia nel restauro degli stessi Sassi sia come modello per complessi abitativi moderni.

Analoghe suggestioni riguardano le tecniche di gestione e organizzazione dei suoli usate in passato in queste regioni. La ricerca presentata in questo volume, attraverso il Sistema Iconografico delle Tecniche Tradizionali, ha reso facilmente visibile ed utilizzabile un prontuario variegato di tecniche e soluzioni appropriate. È come se un libro di conoscenze segreto si aprisse svelando pratiche e soluzioni che appaiono sorprendenti e geniali nella loro semplicità.

La capacità innovativa scopre nuovi percorsi fecondi che non sono quelli delle pratiche distruttive che hanno causato il dissesto idrogeologico, ma risultano capaci di realizzare una dimensione tecnologica rispettosa delle radici antiche e adatta ai luoghi.

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